Regionali, Pd in pressing ma Di Maio resiste. E’ rebus candidati

Foto Vincenzo Livieri / LaPresse in foto Luigi Di Maio

ROMA – Parte da Bologna la campagna di Luigi Di Maio per le elezioni regionali. Il capo politico M5S avrebbe dovuto essere lunedì mattina in Calabria, ma l’emergenza maltempo lo ha costretto, di fatto, a rimandare l’evento di presentazione del candidato pentastellato. Il ministro degli Esteri sarà invece lunedì sera, alle 20.30, nel capoluogo emiliano, dove incontrerà gli eletti. Anche in questo caso non dovrebbe essere svelato il nome del candidato governatore, quasi a prendere tempo.

Dopo il voto “per beneficenza” chiesto da Beppe Grillo non sono in pochi, infatti, a credere – governisti tra tutti – che sia necessaria una exit strategy. C’è la consapevolezza che la corsa in solitaria del M5S potrebbe rendere plastica ancora una volta la debolezza elettorale attuale del Movimento e, magari facendo perdere Stefano Bonaccini per pochi vochi, condannare il Governo a settimane di turbolenze intense se non al ‘fine corsa’. In ambienti pentastellati non si esclude che possa essere un nuovo voto su Rousseau a sciogliere il bandolo della matassa, anche se attualmente non c’è nulla del genere in programma e, in ogni caso, sarebbe difficile da spiegare a iscritti e addetti ai lavori.

Il Pd resta in pressing

Dario Franceschini prova a convincere gli alleati analizzando il movimento delle sardine: “E’ più avanti di noi. Perché non è solo un movimento anti-Salvini: si sono dati appuntamento in piazza con quel pretesto e hanno scoperto di essere un popolo con gli stessi valori – argomenta -. Lì in mezzo ci sono elettori Pd, elettori 5 Stelle, i riformisti: loro questa scelta di campo l’hanno già fatta, senza aspettare le nostre paturnie”.

Di Maio, comunque, non cede. Riaprire al Pd? “Noi siamo aperti a tutte le forze civiche del territorio. Faremo una campagna difficilissima perché i risultati non saranno assolutamente scontati ma anche questo è coraggio: presentarsi anche dove sai di avere delle difficoltà. Gli iscritti si sono espressi. Io credo che quella votazione abbia detto che non si può asservire il Movimento alle dinamiche del Governo”, taglia corto.

Va avanti, quindi, il rebus candidati. In Emilia Romagna tra i papabili ci sarebbero il capogruppo uscente Andrea Bertani, la consigliera Silvia Piccinini e l’ex assessora all’Ambiente della giunta Raggi a Roma, reggiana di origine, Pinuccia Montanari. In Calabria, invece, in pole resta il docente universitario Francesco Aiello. Accese, in realtà, sono le critiche dei parlamentari locali.

Dalila Nesci, che tempo fa si era proposta in prima persona, dice pubblicamente che “se si dovesse votare sulla nostra piattaforma – che si usa solo a piacimento dei Capi – per ratificare l’Operazione-Aiello, io, che valgo uno (su Rousseau) voterò no”. Il candidato, spiega, “non rappresenta l’anima del M5s, non rappresenta neanche una figura che strizza l’occhio alle forze sane di sinistra. Infatti, Aiello non ha avuto remora alcuna nell’offrire pubblicamente il suo fianco ad un Oliverio già fallimentare e già travolto da scandali ed inadeguatezze e non rappresenta neanche il civismo”.

Prova allora a inserirsi Maurizio Talarico, sceso in campo da candidato civico per diventare governatore: “C’è una trattativa a livello nazionale. Io sono a disposizione e sono indipendente sia dal Pd che dai 5 stelle – mette in chiaro -. Certamente mi riconosco nei valori dei 5 stelle, nella legalità, nel rinnovamento della classe dirigente e nel no alla burocrazia. Io credo che per buonsenso dovrebbero chiudere l’alleanza con il Pd”. (LaPresse)

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