Renzi e i veleni nel Pd in vista dell’assemblea nazionale

I cambi di rotta del senatore di Scandicci

Foto Alberto Pizzoli in foto Matteo Renzi

L’assemblea nazionale del Pd, il prossimo 19 maggio parte col piede sbagliato, l’ex segretario Matteo Renzi chiede di essere il primo a prendere la parola ed è subito polemica.

Il volta faccia del senatore di Scandicci

Dopo aver presentato le dimissioni, nei giorni successivi alla storica sconfitta dello scorso 4 marzo, ed essersi comportato come una prima donna scomparendo dalle scene per qualche settimana, Renzi ha cambiato idea. Prima smentendo la linea del reggente Maurizio Martina rispetto all’ipotesi di dialogo con il M5S per la composizione del governo dettando, di fatto, la linea da tenere. Poi avanzando, o forse pretendendo, di essere lui ad aprire i lavori dell’assemblea nazionale. O a tutti è sfuggito qualche passaggio, o Renzi, che ormai si definisce il senatore di Scandicci, ha dato vita al classico volta faccia. La sua filosofia sembra essere: “Non potevo che dimettermi, ma non posso che comandare”.

Addio politically correct

Il bipolarismo, inteso come disturbo di personalità, dell’ex premier non fa che creare ulteriori spaccature all’interno del Pd, ma al reuccio fiorentino non sembra interessare. Chi si era illuso su una sua presa di coscienza ha dovuto ricredersi. Dagli applausi per le dimissioni si è tornati all’avversione per un modo di fare che nulla a che vedere con il politically correct. E’ risaputo che ad aprire i lavori in assemblea nazionale è il segretario del Pd, dimettendosi Renzi ha lasciato spazio al reggente, Martina. Il ministro uscente dovrebbe essere il primo a parlare. Che sia per prassi o solo bon ton politico. Invece no. Renzi non ci sta. E’ chiaro che si sente ancora il segretario del partito.

Le polemiche

“Matteo Renzi in queste settimane ha sempre detto di se stesso di essere un semplice senatore di Scandicci. Il problema per quanto mi riguarda non è quando Renzi parla ma cosa Renzi dice”. E’ stata la dichiarazione di Gianni Cuperlo, da sempre tra gli oppositori dell’ex segretario (?). E poi il guardasigilli Andrea Orlando. “Speriamo che la nostra assemblea parli d’Italia questa volta, non di Renzi”. Difficile, il senatore di Scandicci monopolizza la scena, tutto il resto conta poco. Perfino la convocazione dei congressi per decidere chi sarà il nuovo segretario. Uomo? Donna? La speranza è che salvi il Pd dal baratro in cui resta, almeno fino all’assemblea nazionale.

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