NAPOLI –
Il 3 luglio scorso sul ghiacciaio della Marmolada una slavina di ghiaccio e detriti, distaccatasi improvvisamente, ha investito diversi alpinisti causando 11 vittime. Le cause del distacco del seracco, secondo la commissione glaciologica della SAT, non erano prevedibili ma durante quei giorni si era osservata molta acqua di fusione che era penetrata in profondità nel ghiacciaio a causa delle temperature anomale registrate durante quel periodo con punte fino a 10° C sulla vetta della montagna. Il disastro della Marmolada ha incanalato per la prima volta le attenzioni degli italiani sugli effetti macroscopici del surriscaldamento globale. Inoltre nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale. L’atmosfera, soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota, è in totale disequilibrio: si pensi che, a fine luglio, lo zero termico è stato registrato da MeteoSvizzera sulle Alpi svizzere a 5184 metri. Quest’anno, ancor più delle precedenti edizioni, è attesissima la Carovana dei ghiacciai, il tour di Legambiente per verificare lo stato di salute sulle riserve d’acqua ad alta quota.
LA CAROVANA DEI GHIACCIAI
Dal 17 agosto al 3 settembre 2022, per il terzo anno consecutivo, un team di esperti e volontari salirà in quota con Carovana dei ghiacciai, la campagna promossa da Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano: un viaggio in 5 tappe che partirà dalla Valle d’Aosta e attraverserà tutto l’arco alpino fino al Friuli Venezia Giulia, per far conoscere la montagna di alta quota e raccontare l’inesorabile regressione dei ghiacciai a causa del riscaldamento climatico. In ogni tappa monitoraggi, escursioni, conferenze, arte e musica dedicati ai ghiacciai, per riflettere insieme su un futuro sostenibile delle nostre montagne e del pianeta. Si parte mercoledì 17 agosto (fino al 19 agosto per i ghiacciai Miage e Pré de Bar in Valle d’Aosta). Dal 20 al 22 agosto la seconda tappa sui ghiacciai del Monte Rosa in Piemonte, poi dal 23 al 26 agosto ci si sposta sul ghiacciaio dei Forni in Lombardia, dal 27 al 31 agosto i volontari del cigno verde saranno sul ghiacciaio Marmolada in Veneto e Trentino e, infine, dal 1 al 3 settembre si chiuderà la manifestazione sul ghiacciaio Montasio in Friuli Venezia Giulia.
GLI EFFETTI DEL CLIMA
A causa del riscaldamento globale i ghiacciai alpini si stanno riducendo. Più di 200 sono già scomparsi lasciando il posto a detriti e rocce. Il confronto tra la realtà odierna e le vecchie fotografie dei ghiacciai non lascia dubbi sulla fase di riduzione che stanno attraversando. Un fenomeno preoccupante che si sta verificando ovunque nel mondo. Il rapido ritirarsi delle fronti glaciali non comporta solo perdita di paesaggi affascinanti e biodiversità, equivale alla scomparsa di importanti riserve di acqua dolce. Inoltre il permafrost (il terreno perennemente ghiacciato), degradandosi causa instabilità sui versanti con pesanti rischi per le infrastrutture di alta quota. Monitorare e conoscere quanto sta accadendo ai ghiacciai è importante per aumentare la consapevolezza sui drammatici rischi a cui i nostri territori sono esposti a causa dei mutamenti climatici. Lo scopo di Carovana dei ghiacciai è orientare i decisori politici verso scelte lungimiranti che mirano a uno stile di vita sostenibile.
L’APPELLO DI LEGAMBIENTE
“A poco più di un mese dalla tragedia della Marmolada – dichiara Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente – torniamo a richiamare l’attenzione sull’emergenza climatica, ormai inarrestabile, che compromette lo stato di salute di tutto il nostro arco alpino. Incendi, siccità, ondate di calore, eventi estremi sempre più frequenti, temperature record: non c’è più tempo per le nostre montagne, che ci lanciano un SOS forte e chiaro. Con la terza edizione di Carovana dei ghiacciai vogliamo tornare a fornire dati ed elementi concreti per chiedere al governo italiano di spingere l’acceleratore per arrivare a emissioni di gas a effetto serra nette pari a zero nel 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi (COP 21), e di dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità. A partire dalle aree più colpite, come le Alpi”.