Roma, 30 mag. (LaPresse) – Avanza l’ipotesi ‘sabotaggio’ dei bus nell’inchiesta della procura di Roma, per ora a carico di ignoti, su danni e avarie dei mezzi del trasporto pubblico.
Gli inquirenti sono al lavoro sui documenti consegnati ieri da quattro manager dell’Atac sentiti come testimoni.
Davanti al pm Mario Dovinola hanno parlato i responsabili della Struttura Atti e provvedimenti, quelli della vigilanza e della sicurezza, e il responsabile Strutture e superfici. Le carte depositate contengono una serie di statistiche legate alle avarie di bus e tram negli ultimi tre anni.
Da una prima analisi, sarebbe emerso un costante aumento dei casi di malfunzionamento, soprattutto nell’ultimo anno, che inserito nel clima di malcontento generalizzato tra i lavoratori, fa ipotizzare che qualcuno possa aver contribuito, volontariamente, all’impennata di avarie e guasti dei mezzi.
Per l’azienda, oltre ai dipendenti, lavorano nelle officine operai a contratto, legati a ditte esterne.
Presto saranno sentiti a piazzale Clodio altri dirigenti Atac mentre proseguono su più fronti le indagini sull’azienda dei trasporti: al fascicolo sulle avarie, si aggiunge quello sui mezzi andati a fuoco nell’ultimo periodo.
Le inchieste sono al momento senza indagati e indipendenti l’una dall’altra ma non si escludono punti di contatto in futuro perché al centro di entrambi i fascicoli c’è la manutenzione dei veicoli.
La procura ha affidato una consulenza a un ingegnere meccanico per stabilire le cause dell’incendio del bus avvenuto in via del Tritone l’8 maggio scorso.
Nel fascicolo, che comprende altri episodi simili, si ipotizza il reato colposo di danno in tema di incolumità pubblica.
Nell’inchiesta è stato inserito anche il caso dell’incendio del 10 maggio su un bus in piazza Venezia, sottoposto a controllo, prima dell’incidente, nell’officina di Portonaccio, una delle maggiori della capitale e la stessa che aveva controllato il bus esploso in via del Tritone.
Da gennaio si sono registrati oltre dieci incendi su mezzi Atac.
