Salvini contro la condanna in Cassazione. FI e FdI non prendono posizione

Secondo il titolare del Viminale, la sentenza sarebbe uno strumento politico per mettere fuori uso il primo partito italiano

Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Matteo Salvini
Di Dario Borriello

ROMA (LaPresse) – Sorride, ma non si dà pace Matteo Salvini. Considera “politica” la condanna della Cassazione sui fondi della Lega targata Bossi-Belsito. Un mezzo per “mettere fuori legge quello che viene indicato come il primo partito d’Italia”. Ed è determinato a portare la vicenda all’attenzione del presidente della Repubblica: “Ne parlerò con Mattarella. Sarebbe il primo caso in Italia e in Europa”, sebbene l’entourage del capo dello Stato faccia sapere che il presidente “è all’oscuro di ogni contatto”. Ma il leader del Carroccio insiste: “L’incontro è stato chiesto formalmente al Quirinale e so che già in passato” l’inquilino del Colle “seguì la vicenda. Ed è sensibile al fatto che ci sia diritto di parola e libertà di espressione e di azione per tutti”.

Salvini passa sopra anche alla protesta dei magistrati dell’Anm, che considera la richiesta del vicepremier “fuori dal perimetro costituzionale”

Tanto che definisce “bizzarro” il fatto “che il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio non possa andare a parlare con il suo presidente della Repubblica”. Pur ribadendo la sua fiducia al “99% delle toghe che obiettivamente lavorano bene e senza pregiudizi”. Quello che il segretario federale della Lega non riesce proprio a mandare giù è che al suo partito vengano contestati addebiti risalenti a due lustri fa, dunque al suo predecessore Umberto Bossi.

“Se qualcuno in passato ha speso in maniera errata 300 mila euro, perché di questo si sta parlando, e verrà condannato in via definitiva, di quella cifra, anche se non c’entro nulla, sono personalmente disposto a farmi carico”, dice il responsabile del Viminale. Ma “se questo significa attaccare politicamente un partito che sta conquistando la fiducia della gente, ne parlerò con Mattarella”. E “sarà lui a decidere se c’è in ballo la democrazia o è tutto normale”.

È un crescendo, quello del numero uno di via Bellerio, che arriva anche a parlare di “atteggiamento più da regime” per definire la sentenza della Suprema corte. Una posizione diametralmente opposta a quella del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ricorda come la legge offra a tutti la possibilità di difendersi in tutti i gradi di giudizio. Invitando però a rispettare le sentenze, quando vengono emesse. Senza evocare scenari da ‘seconda Repubblica’. Un’uscita, quella del Guardasigilli, che di certo non ha entusiasmato l’alleato. Infatti la replica di Salvini è secca: “Con tutte le cose importanti a cui sto lavorando, onestamente questa è quella che mi interessa di meno”.

In questo vorticoso giro di dichiarazioni, smentite e botta e risposta, anche l’opposizione prova a cavalcare l’onda

Almeno lo fa il Partito democratico. Dopo la stoccata di Renzi (“nel frattempo che chiude i porti, aprisse il portafoglio”), anche il presidente dei dem, Matteo Orfini, sceglie Twitter per pungere il ministro dell’Interno: “L’argomento legalità che invoca (a sproposito) per fare la guerra ai poveri o agli esclusi, com’è che sparisce quando si parla della truffa della Lega e dei 49 milioni che deve restituire?”. Restano in silenzio, invece, Forza Italia e Fratelli d’Italia, formalmente ancora alleati con il Carroccio nella coalizione di centrodestra. Ma prima o dopo una posizione dovranno prenderla, anche perché la vicenda è destinata a tenere ancora banco.

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