Scuola, crollo delle iscrizioni: quasi 100mila in meno. Maggior calo in Campania, pesa la diminuzione degli stranieri

Dopo la Campania seguono la Sicilia e la Puglia

Una scuola (Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse)

ROMA – Le iscrizioni nelle scuole statali italiane crollano. Per l’anno 2021-2022 saranno circa 100mila in meno e il calo si verifica particolarmente nel primo ciclo, con un’importante diminuzione di iscritti nell’infanzia e nella primaria, anche se i numeri andranno verificati a giugno.

La Regione con la diminuzione più consistente è la Campania, che passa da 849.848 alunni del 2020-2021 a 831.951, perdendo 17.897 ragazzi. Segue la Sicilia, che perde quasi 14mila studenti, passando da 702.765 a 688.812. Terza la Puglia, con oltre 12mila in meno, da 562.214 alunni a 550.179.

“In questi anni, con le iscrizioni nelle scuole statali ci sono stati alti e bassi, l’andamento è sinuoso. La pandemia ha consolidato il trend, che proseguirà. Non mi innamorerei dei numeri ma della tendenza”, dice a LaPresse Alessandro Rapezzi della segreteria nazionale della Flc Cgil.

Lo spopolamento delle classi è un fenomeno noto. Negli ultimi otto anni si sono avuti 400mila alunni in meno, dai 3 anni in su. “Dentro a questa quota c’è una parte che potrebbe avere abbandonato, un’altra quota di denatalità storica. Ma non dobbiamo trascurare che non ci sono più tanti stranieri in Italia, il loro contributo alle scuole è indubbiamente calato. Poi è il sintomo di un Paese che si sta svuotando. Le zone interne hanno problemi, è un paese che sta diminuendo i propri cittadini”, spiega Rapezzi.

Secondo l’ultimo rapporto Migrantes, pubblicato a ottobre 2020, nell’anno scolastico 2018-2019 la perdita di 100mila studenti italiani (-1,3%) dovuta al calo della natalità era stata compensata da un aumento di studenti con cittadinanza straniera, per lo più di seconda generazione, di quasi 16mila presenze rispetto all’anno precedente (+1,9%) raggiungendo un totale di circa 860 mila unità ossia il 10% del totale della popolazione scolastica. Ma la pandemia, nel 2020, ha comportato il rientro nei paesi d’origine di tante famiglie straniere.

Il mancato aggiornamento dei parametri per la formazione delle classi crea poi in Italia un paradosso: la chiusura degli istituti nei piccoli centri e il sovraffollamento nelle grandi città. “Il nostro è un Paese che non riflette, nonostante i segnali inviati da anni”, commenta la Flc Cgil. “Nei piccoli borghi ci sono case in vendita e attività che stanno chiudendo. La scuola lega i territori, ma ha bisogno di tempo e qualità. Le classi si fanno con un minimo di 15 alunni, poi ci sono alcune deroghe. Di contro abbiamo il fenomeno nelle aree urbane dove il parametro è che le classi possono contenere fino a 31 alunni, quindi lì ci sono le classi pollaio”, sostiene il sindacalista. Il Patto per la Scuola corregge in parte il tiro: “C’è un’affermazione di principio per superare questi elementi. Con parametri numerici buoni per tutti introdurre elementi che adattino la situazione al contesto”.

(LaPresse)

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