Si schianta contro un negozio sul corso a S. Maria C.V. e muore, chieste tre condanne

Secondo la ricostruzione del pm Gionata Fiore il tutto avvenne a causa della scorretta apposizione dei new jersey di segnalazione dei lavori stradali del tombino da parte della ditta Domus e del suo titolare Pietro Nardiello come relazionato dal consulente, l’ingegnere Fabrizio Pellegrino

Roberto Mastroianni

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il 24 gennaio 2015, nel cuore della notte, alle ore 1.55, lungo il locale corso Aldo Moro, Roberto Mastroianni, un uomo di venticinque anni, figlio di un appartenente delle forze dell’ordine residente a Vitulazio, che viaggiava a circa 93 chilometri orari (in un tratto di strada dove era previsto il limite di 50), senza indossare le cinture di sicurezza, all’improvviso, per evitare l’impatto con un’ auto che fuoriuscì da una strada laterale andò ad urtare violentemente contro un negozio e nell’urto trovò la morte. Secondo la ricostruzione del pm Gionata Fiore il tutto avvenne a causa della scorretta apposizione dei new jersey di segnalazione dei lavori stradali del tombino da parte della ditta Domus e del suo titolare Pietro Nardiello come relazionato dal consulente, l’ingegnere Fabrizio Pellegrino. L’incidente mortale accadde dopo l’Arco Adriano, nei pressi dell’Anfiteatro campano della città del Foro. Una strada, quella, estremamente pericolosa perché accadono spesso numerosi incidenti mortali.

Sul luogo dello schianto giunsero i sanitari del servizio 118, ma Roberto perse la vita sul colpo; non vi fu nulla da fare. Gravissime le ferite agli organi interni ed esterni riportate a causa del violentissimo urto contro la saracinesca di un negozio situato al lato destro della strada. Sul caso mortale indagarono i carabinieri del Nucleo radiomobile dei Carabinieri, al comando del maresciallo Giuseppe Aiello, che acquisirono le telecamere di un negozio che ripresero tutta la scena e che è stata riprodotta in aula.

Dopo le indagini di rito, i rilievi e l’esame autoptico sul corpo di Roberto disposti dalla magistratura e dopo l’espletamento di una consulenza medico legale da parte della dottoressa Di Palma che accertò che il giovane era anche in stato di ebbrezza, il pm rinvio a giudizio tre imputati: due tecnici in servizio presso il Comune di Santa Maria Capua Vetere, l’ingegnere Giuseppe Pellegrino, responsabile unico del procedimento, e il geometra Alfonso Di Napoli, direttore dei lavori e il titolare della ditta esecutrice dei lavori Pietro Nardiello. I tre sono imputati di concorso in omicidio colposo e violazioni delle norme antinfortunistiche. Il processo si sta svolgendo dinanzi al giudice Patrizia Iorio della prima sezione penale del Tribunale sammaritano e ieri il pm ha chiesto la condanna di tutti e tre gli imputati alla pena di due anni di reclusione senza il beneficio della sospensione condizionale. Nella prossima udienza di metà marzo è prevista l’arringa dei difensori e la sentenza.

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