Sos clima, i ghiacciai stanno morendo

© LAPRESSE - Luca Bruno
© LAPRESSE - Luca Bruno

NAPOLI – Cambiamenti irreversibili e scomparsa sempre più imminente. E’ la fotografia dalla terza edizione della Carovana dei Ghiacciai: nell’intero arco alpino sono a rischio, in piena emorragia, negli ultimi trent’anni sempre più minacciati dagli effetti della crisi climatica. Perdita di superficie e spessore, che li porta alla disgregazione in corpi glaciali più piccoli e a trovare rifugio in alta quota. A testimoniarlo in maniera tangibile è lo stato di salute di alcuni ghiacciai alpini, già monitorati due anni fa e su cui è voluta ritornare la campagna itinerante di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), con partner sostenitori Sammontana e FRoSTA e partner tecnico EPHOTO, dal 17 agosto al 3 settembre.  E’ stato pubblicato il risultato finale della campagna di monitoraggio.

LE TAPPE

La terza edizione della Carovana dei Ghiacciai ha percorso cinque tappe, partendo dai ghiacciai del Monte Bianco del Miage e Pré de Bar (Valle D’Aosta) dal 17 al 19 agosto, poi proseguendo con i ghiacciai del Monte Rosa di Indren (Piemonte) dal 20 al 22 agosto e ancora il ghiacciaio dei Forni (Lombardia), dal 23 al 26 agosto; il ghiacciaio della Marmolada (Veneto e Trentino) dal 27 al 31 agosto e per finire con il ghiacciaio del Montasio (Friuli-Venezia Giulia) dal 1° al 3 settembre. In ogni tappa monitoraggi, escursioni, conferenze stampa, momenti di arte e musica dedicati ai ghiacciai, per riflettere su un futuro sostenibile delle nostre montagne e del pianeta.

STATO DI SALUTE

Il ghiacciaio del Monte Bianco, il Miage in Valle D’Aosta in 14 anni ha perso circa 100 miliardi di litri di acqua (almeno 100 milioni di metri cubi di ghiaccio, pari a tre volte il volume dell’idroscalo di Milano), il Pré de Bar, dal 1990 ad oggi registra mediamente 18 metri di arretramento lineare l’anno. Il Monte Rosa con il Ghiacciaio di Indren in due anni, ha registrato un arretramento frontale di 64 metri, 40 solo nell’ultimo anno, dato mai registrato negli ultimi cinquant’anni anni e fortemente preoccupante per un ghiacciaio al di sopra dei tremila metri di quota. E ancora il Ghiacciaio dei Forni, in Lombardia: il secondo gigante italiano (dopo l’Adamello), nell’ultimo anno, ha registrato un arretramento della fronte di più di 40 metri lineari, per un totale di circa 400 metri negli ultimi dieci anni, perdendo la sua qualifica di “himalayano” per effetto della frammentazione in tre corpi glaciali. Per la Marmolada, la regina delle Dolomiti, teatro della tragedia dello scorso 3 luglio, il monitoraggio scientifico ha voluto osservare da lontano, facendo un passo indietro: lo scenario è quello di un ghiacciaio che tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto, registrando nell’ultimo secolo una perdita di più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume. Infine il Ghiacciaio Occidentale del Montasio, in Friuli Venezia Giulia, unica eccezione osservata sulle Alpi. Il Montasio è infatti un esempio di ghiacciaio piccolo ma resistente che, pur avendo subito in un secolo una perdita di volume del 75% circa e una riduzione di spessore pari a 40 metri, dal 2005 risulta stabilizzato, in controtendenza rispetto agli altri ghiacciai alpini. 

L’APPELLO

A determinare una situazione così disastrosa la crisi climatica in atto. In soli due anni, infatti, la situazione è peggiorata drasticamente in tutti i luoghi monitorati. Urge un cambio di passo repentino per salvare le nostre montagne. “La terza edizione di Carovana dei Ghiacciai  – ha spiegato Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente - è tornata a misurare gli effetti della crisi climatica, ormai nel pieno del suo corso, di cui i ghiacciai sono la sentinella principale. I dati raccolti richiedono in maniera inequivocabile un cambio di rotta immediato. Il Paese smetta di inseguire l’emergenza. Occorre accelerare piuttosto nelle politiche di mitigazione, riducendo drasticamente l’utilizzo di fonti fossili, e attuare un concreto piano di adattamento al cambiamento climatico”.

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