NAPOLI – Sprecare cibo e avvelenare il pianeta. Secondo la World organization for international relations (Woir) lo spreco di cibo causa 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emessi nell’atmosfera, e un consumo di acqua pari a180 miliardi di metri cubi. A questi fattori vanno aggiunti poi anche gli sprechi energetici. Buttare nella spazzatura alimenti ancora commestibili significa gettare con loto anche le risorse per produrli, ovvero corrente elettrica, acqua, suolo, combustibili e forza lavoro.
Spreco alimentare
Secondo il report 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability lo spreco domestico di cibo è diminuito rispetto all’indagine precedente: nel 2022 abbiamo gettato 524,1 g di cibo pro capite alla settimana, ovvero -12% rispetto all’indagine di un anno fa. Il valore dello spreco domestico, secondo le stime del report, è comunque alto: 6,48 miliardi di euro all’anno. Considerando l’intera filiera, dal produttore al consumatore, fra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo, sono state buttate poco più di 4,2 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 9,3 miliardi di euro. Secondo lo studio gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,253 kg annui: ca il 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022 (595,3 grammi settimanali). Un dato che si accentua a sud (+ 8% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana).
Rimedi
Purtroppo spesso a finire nella pattumiera è il cibo ancora buono. Gli alimenti vengono gettati via superata la data di scadenza indicata sulla confezione del prodotto, eppure in molti casi si tratta di generi alimentari ancora commestibili. Per ridurre gli sprechi dovremmo imparare a conoscere meglio i prodotti e a conservarli e consumarli in maniera corretta.
La soluzione Ue
La Commissione Europea ha elaborato una proposta contenuta in una bozza di regolamento delegato che ha l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari. L’idea è indicare in etichetta la frase “spesso buono oltre” da aggiungere alla dicitura attuale “da consumare preferibilmente entro”. Lo scorporo del provvedimento sugli sprechi potrebbe significare che la Commissione non intende modificare il pacchetto delle informazioni ai consumatori, come l’ipotesi nutriscore o la possibilità di avvertimenti salutistici sugli alimenti come il vino. La nuova avvertenza è solo un primo passo dell’Europa contro lo spreco di cibo. La prossima estate l’Ue inizierà a discutere anche una modifica mirata della direttiva rifiuti.
Etichette
Per la Coldiretti eventuali aggiunte in etichetta, che aiutino a fare scelte di acquisto consapevoli, sono positive purché siano chiare e ben comprensibili, senza ingenerare confusione. E’ infatti importante mantenere in etichetta il Termine minimo di conservazione (Tmc) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali.
Data di scadenza
Tanto più ci si allontana dalla data del Termine minimo di conservazione, tanto più non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc. Differisce quindi dalla data di scadenza vera e propria che è la data entro cui il prodotto oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio. Quest’ultimo si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili da un punto di vista microbiologico ed è indicata con il termine “Da consumarsi entro” seguito dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni, dal latte fresco alle uova.