AVELLINO – Urla, rabbia, pianti, ingiustizia, rassegnazione. Sono diverse le emozioni che si sono vissute oggi, verso mezzogiorno, subito dopo la sentenza del processo per la cosiddetta ‘strage del bus’. Quaranta le persone decedute nel 2013 a seguito dell’incidente avvenuto sull’autostrada A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino. Il bus che trasportava le persone di rientro da un pellegrinaggio sfondò la barriera di contenimento sul viadotto Acqualonga e volo per decine di metri. Pochissimi a salvarsi da quella che è la tragedia stradale più grave sul territorio italiano.
L’assoluzione che fa scalpore
La decisione del giudice monocratico di assolvere l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, non può lasciare indifferenti. Soprattutto in virtù del fatto che alcuni esponenti della società che si occupa della gestione e della manutenzione della rete autostradale italiana sono stati condannati. E da che mondo è mondo colui che si trova al vertice di un’azienda è responsabile di ciò che compiono coloro che si trovano alle sue dipendenze. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, non si può certo pensare che l’ad di Autostrade “non sapesse” e che per questo “non ha commesso il fatto”. Perché è ovvio che materialmente l’ad non si è recato sui tratti di competenza della propria società per verificare le attività che vengono svolte, ma ha la responsabilità per gli eventuali errori commessi e, soprattutto, deve vigilare che si provveda a rispettare la legge.
La gestione a privati è la causa di ogni male
Ma se un settore strategico come quello dei trasporti viene affidato ai privati, il cui obiettivo primario è quello di fatturare e guadagnare il più possibile, allora è ovvio che ci si trovi di fronte a situazioni poco chiare o, almeno, offre il fianco a possibili ‘risparmi’ per aumentare gli introiti. Solo che Autostrade mette a rischio la vita delle persone.
Dopo la sentenza pronunciato a gran voce il numero 83
Oggi Avellino, domani potrebbe toccare a Genova. L’Italia inorridisce e si unisce per una sentenza che non può essere accettata. Se il responsabile della società che gestisce le autostrade italiane non è colpevole di un cedimento strutturale come quello avvenuto nel 2013 sulla A16, di cosa può essere ritenuto colpevole? Come si può pensare che il capo di un ‘colosso’ come Autostrade non abbia alcuna responsabilità per ciò che accade sui tratti di sua competenza? Non si può pensare che sia stato un semplice errore umano a causare la strage. Perché quella barriera avrebbe dovuto contenere il bus. Non doveva cedere.
Così come il Ponte Morandi. Anche a Genova si sono pianti i morti. Altri 43. Per un totale di 83. Il numero pronunciato a gran voce dei familiari delle vittime per contestare la sentenza. Anche nel caso di Genova c’è una sola certezza: il Ponte Morandi non doveva cedere. Errori di valutazione, mancati controlli, interventi di manutenzione assenti. Non è questo il punto. Il centro della questione è che qualcuno è responsabile. Perché altrimenti finisce tutto. Se per la tragedia del bus l’unico vero responsabile è il proprietario del mezzo, allora cosa dobbiamo pensare per il Ponte Morandi? Che i colpevoli siano gli automobilisti che si trovavano in quel momento a percorrere il Ponte? E’ questa l’assurdità della sentenza. E’ questo che fa inorridire.
Non si può non giustificare la rabbia dei familiari
Chi ha perso tutto, perché i familiari sono tutto nella vita di ognuno di noi, non può accettare la sentenza pronunciata dal giudice del Tribunale di Avellino. L’assoluzione dell’ad di Autostrade è il simbolo, per chi ha vissuto oltre 5 anni nel dramma, di un’ingiustizia. “Sono assassini, ci hanno tolto tutto”, dice uno dei parenti delle vittime che ha seguito l’udienza in aula. E c’è poi chi aggiunge: “Non abbiamo più nulla, loro possono fare tutto grazie al potere, siamo noi le uniche vittime. Non ci sarà mai giustizia”. E ancora: “E’ un ingiustizia. L’ad di Autostrade è il vero colpevole, invece è stato assolto. Dopo i nostri ci sono stati altri morti. A chi dobbiamo chiedere conto della manutenzione dell’autostrada?”. Una donna sopravvissuta all’incidente è distrutta: “Ho perso mio marito e le mie figlie. La mia vita è finita. E non ho avuto giustizia. Ora mi resta solo la giustizia divina”. Come non giustificarli. Come non si può pensare che ancora una volta i potenti siano riusciti a sfuggire dalle mani della giustizia. Una giustizia che, agli occhi di noi comuni mortali, appare ancora una volta quanto mai ingiusta.