Strage di Capaci, Mattarella: “Bisogna tenere alta la guardia, la mafia non è stata ancora sconfitta”

Sergio Mattarella (foto LaPresse)

PALERMO – “Tenere alta la guardia”: dice Sergio Mattarella nel giorno del 29esimo anniversario della strage di Capaci dove perse la vita il giudice Giovanni Falcone nella sua lotta alla mafia.

Il presidente della Repubblica ha visitato l’aula bunker dell’Ucciardone, accompagnato dal capo della polizia, Lamberto Giannini, dove sono in corso le celebrazioni per l’anniversario della strage dove morirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.

Il discorso

Mattarella nel suo discorso ha sottolineato come “nonostante i tanti anni passati, è sempre di forte significato ritrovarsi in questa aula bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove la Repubblica ha assestato colpi di grande rilievo nel cammino della lotta contro la mafia”. “Questa ricorrenza – ha fatto sapere il presidente – è diventata giorno della legalità. Grazie a Maria Falcone, è merito suo se questo anniversario è diventato occasione di riscatto. L’onda di sdegno e commozione degli attentati, il grido di dolore degli italiani è diventato movimento, azione, passione. Ha messo radici nella società, ha contribuito a spezzare le catene dell’omertà. Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative. La mafia, lo sappiamo, esiste tuttora. Non è stata ancora definitivamente sconfitta. Estende i suoi tentacoli nefasti in attività illecite e insidiose anche a livello internazionale. Per questo è necessario tenere sempre la guardia alta”.

L’appello

Mattarella ha lanciato un monito anche alla magistratura in un momento di particolare crisi di identità: “Polemiche lotte e divisioni all’interno della magistratura minano la sua credibilità -ha detto – anche il solo dubbio che la giustizia non operi sempre nell’interesse delle persone indebolisce l’istituzione e la lotta alla mafia. La mafia ha paura di condanne – ha continuato – di forze dell’ordine efficienti, ma teme la scuola più della giustizia. Falcone e Borsellino erano magistrati intransigenti. Sono morti per la loro competenza ma anche perché già in vita simboli di legalità”

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome