Strage di Rigopiano: l’ex sindaco di Farindola riempito di botte da un familiare della vittima

“Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l'ho preso a pugni”. Così si è giustificata Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola in provincia di Pescara. La donna è stata identificata dalle forze dell’odine presenti al Tribunale. Giancaterino: “Farò querela”

Rigopiano foto Gianluca Fortunato / LaPresse

PESCARA – L’ex sindaco di Farindola riempito di botte da un familiare delle vittime. E’ accaduto questa mattina al Tribunale di Pescara. L’ex sindaco di Rigopiano, Massimiliano Giancaterino era in pausa caffè durante l’udienza che lo vede coinvolto per la morte di 29 turisti che in quel 18 gennaio del 2017 erano ospiti del Resort poi travolto dalla valanga.

L’aggressione

“Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l’ho preso a pugni”. Così si giustificava Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola in provincia di Pescara. Il Resort travolto da una valanga in cui persero la vita 29 persone il 18 gennaio del 2017.

La giustificazione

“E’ stato lui a firmare i primi documenti per l’ampliamento dell’albergo e ha dato la possibilità all’albergo, da quel momento, di essere aperto anche durante l’inverno, non solo d’estate, quindi ha condannato a morte Stefano”. E ha poi concluso: “Lui è il doppio di me quindi potete immaginare il male che gli ho fatto”.
In Tribunale per l’udienza preliminare erano presenti tutti i parenti delle vittime con le foto dei loro cari.

La vittima

“Stavo prendendo un caffè con i miei avvocati – ha spiegato Giancaterino – quando sono stato aggredito. Non so da chi, era una donna. Mi ha picchiato, mi ha riempito di botte”. E ha aggiunto: “Farò querela”. Poi è stato scortato dal 118.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome