Strage in Nuova Zelanda, per l’Isis è la “Guerra dei Crociati” e minaccia vendetta

Dopo la strage delle moschee arriva via Internet un messaggio del 15 marzo condiviso su Telegram da gruppi affiliati ad Al Qaida che parlano del massacro in Nuova Zelanda come di “Guerra dei Crociati” contro i musulmani e promettono di rispondere con il “linguaggio del sangue”

Foto David Moir / AFP

WELLINGTON – E’ la ‘Guerra dei Crociati’. Così la definisce in un messaggio comparso il 15 marzo su Internet e condiviso su Telegram da gruppi affiliati ad Al Qaida da parte dell’Isis. Parlano del massacro in Nuova Zelanda come di “Guerra dei Crociati” contro i musulmani e promettono di rispondere con il “linguaggio del sangue”.

Messaggio sui social

Sul canale Telegram filo Isis Al-Asyaf Al Baghdadi, l’appello è “a versare il sangue dei Crociati”, mentre altri siti citati dal Site incitano ad attaccare “le chiese” in segno di reciprocità. Rahel, altro canale Telegram vicino al Califfato, posta una foto che mostra un fucile, una bandiera nera dell’Isis e una cintura suicida con vari messaggi scritti sopra secondo lo stesso schema usato dal killer Brenton Tarrant che aveva inciso sulle proprie armi i nomi degli eroi simbolo delle guerre contro i musulmani, da Poitiers a Lepanto: il re franco Carlo Martello, il doge Sebastiano Venier, l’ammiraglio veneziano Marco Antonio Bragadin scuoiato vivo dai musulmani. Tutti nomi scritti con il pennarello bianco sui due mitra imbracciati dall’uomo per la sua carneficina.

Le vendette

“La vendetta arriverà presto – promettono i jihadisti – avete aperto i cancelli dell’inferno sulla vostra isola”. Brenton Tarrant, l’australiano di 28 anni autore della strage di venerdì in due moschee di Christchurch, è nel mirino delle gang criminali locali che minacciano ritorsioni contro di lui in carcere. Lo riferisce il New Zealand Herald. “Anche noi abbiamo amici in prigione”, ha detto uno dei membri di una banda all’Herald, lasciando intendere una minaccia.

La condanna delle gang

I membri di una gang locale sono andati ieri a offrire il loro sostegno alle famiglie delle vittime fuori da una scuola: “Siccome sono venuti in Nuova Zelanda, adesso sono dei nostri. Sono la nostra gente”, hanno spiegato e aggiungendo che “quello che Tarrant ha fatto è stato disgustoso, sbagliato in ogni modo possibile”. Anche un avvocato penale, Kim Workman, ha dichiarato di aver saputo da una fonte indipendente che Tarrant potrebbe essere in pericolo in carcere. “L’unica cosa da fare – ha suggerito – è che l’amministrazione penitenziaria lo metta in isolamento e lo tenga in regime carcerario separato”.

Il Papa all’Angelus

“In questi giorni – ha detto il Papa all’Angelus – al dolore per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere tutta l’umanità, si è aggiunto quello per le vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda. Prego per i morti e i feriti e i loro familiari – ha aggiunto il Pontefice -. Sono vicino ai nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità, e rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza”.

I video rimossi

Intanto la responsabile di Facebook Nuova Zelanda ha fatto sapere che “nelle prime 24 ore, abbiamo rimosso 1,5 milioni di video dell’attacco in tutto il mondo, di cui oltre 1,2 milioni sono stati bloccati mentre venivano caricati. Per rispetto alle persone colpite da questa tragedia e le preoccupazioni delle autorità locali, stiamo rimuovendo anche tutte le versioni editate del video che non contengono contenuti grafici. Continuiamo a lavorare giorno e notte per rimuovere questi contenuti, usando una combinazione di tecnologia e persone”, ha assicurato Garlick.

Venerdì Facebook era finito al centro delle polemiche perché non era stato in grado di fermare il video di Brenton Tarrant in diretta per ben 17 minuti.

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