Sturzo e Fico

In un’intervista pubblicata sulle pagine di un giornalone italiano, uno di quelli che per decenni ha dettato la linea politica della sinistra di casa nostra, trasformandosi in foglio di partito, si leggono le parole del presidente della Camera Roberto Fico. Fior fior di parole! Alcune espressioni degne del miglior analfabetismo politico, della confusione terminologica ed ideale. D’altronde Fico è l’espressione di quella rivoluzione farlocca che il M5S ha propinato al popolo italiano per il tramite di una lunga ed accorta campagna di avvelenamento dell’opinione pubblica nazionale. Il mezzo che fece da tramite fu l’uso anticipato delle potenzialità del web, ovvero della capillare rete dei social network ai quali ormai si abbevera buona parte dei cittadini.

L’abilità dei Casaleggio & co. fu quella di propinare per verità sacramentate una serie di notizie e di proponimenti che, alla luce dei successivi eventi, si sono rivelati del tutto mendaci. Alla critica severa ed intransigente verso la presunta casta della politica, alla delegittimazione delle istituzioni parlamentari, alla banalizzazione delle cause prime e vere dell’accumularsi del debito pubblico, come espressione delle ingiustizie politiche e delle manipolazioni truffaldine dei politici, si aggiunse il sapiente utilizzo delle fake news, il coacervo di notizie false e tendenziose diffuse sui privilegi e suli sperperi dei politici e delle istituzioni. Un miscuglio di menzogne che, instillate quotidianamente, attecchirono facilmente nel popolo in crisi di astinenza e privo ormai di nuovo sussidi assistenziali, a causa delle politiche di risanamento messe in campo dai governanti dell’epoca.

Insomma all’abilità di mentire dei grillini, alla faciloneria qualunquistica di questi ultimi, fece riscontro il desiderio dei clienti elettori di leggi compiacenti, diffusive di agevolazioni e sostegni economici. Un combinato disposto che diede forza propulsiva ad un vasto consenso elettorale che determinò un terremoto politico. Fu così che a Roberto Fico toccò la poltrona che fu di Giovanni Leone, Sandro Pertini, Pietro Ingrao e tanti altri illustri suoi predecessori. Al Senato andò ancora peggio con l’elezione a vice presidente di Paola Taverna, distintasi nelle ultime legislature per la volgarità dei suoi interventi. In politica il vento delle parole non sovverte il valore di chi le pronuncia, così come la carica rivestita non migliora chi la riveste. Con queste premesse ed una maggioranza grillina in Parlamento, le cose non potevano andare meglio di come sono andate ed è già un miracolo che le istituzioni non abbiano avuto a subire irreparabili tracolli. Se questo fu lo stato dell’arte, il sopraggiungere di governi in antitesi politica, pur con lo stesso presidente del Consiglio, è da considerarsi fisiologico, così come l’emarginazione del ruolo delle Camere e della loro potestà legislativa.

Oggi si governa per decreti d’urgenza che i parlamentari ratificano a botte di mozioni di fiducia, ridotti al ruolo di muti astanti. Non c’è da meravigliarsi che, complice l’emergenza Covid 19, il popolo abbia dovuto non solo subire la decurtazione dei propri rappresentanti, ed in aggiunta, patire un continuo stato di emergenza e di limiti alle facoltà liberali. Capita così nel Belpaese che non un rigo di stampa, non una celebrazione, non un ricordo sia stato dedicato alla ricorrenza della morte di don Luigi Sturzo padre della Patria, nel mentre fiumi di inchiostro si sprecano per cogliere le ovvietà e le asinerie dell’attuale presidente della Camera dei Deputati.

Senza gli scritti e le testimonianze di vita del prete di Caltagirone fondatore del Partito popolare, ideatore dell’appello “ai liberi ed ai forti”, oggi non saremmo in un regime di libertà. Ideatore del popolarismo liberale, sostenitore dell’intervento in politica dei cattolici, ideatore di programmi sociali alternativi al massimalismo marxista degli inizi del secolo scorso, Sturzo indicò la strada dell’interclassismo economico e sociale e quella degli enti locali (comuni e province) intesi come organi decisionali autonomi dei territori. Antifascista ed Esule per venti anni. Un gigante del pensiero politico ed economico del suo tempo.

Un popolo serio, che non sia fatto solo di contemporanei, non ne cancellerebbe il ricordo e l’insegnamento. Fico che di Sturzo non conosce alcunché (ma, ahimè, è in buona compagnia), asserisce che Mario Draghi deve incentivare la politica dei redditi di cittadinanza. Questo sulla base del fatto che lo stesso premier non sia un “Turbo Capitalista”, ovvero fautore dei principi liberali molto spinti in economia. Un teorema sballato di chi non conosce le basi dell’economia politica. Col reddito senza lavoro non si trovano più operai ed artigiani, e molte attività imprenditoriali languono. Il turismo e l’agricoltura innanzi tutto. Ma se un popolo dimentica Sturzo ed elegge Fico è il minimo che gli possa capitare.

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