Sul dossier Ilva arriva la versione di Gnudi, Carrubba e Laghi

Nessuno è pronto per il piano B

Foto Renato Ingenito - LaPressecronaca
di Alessandro Banfo

ROMA (AWE/LaPresse) – Nessuno è pronto al piano B – come direbbe il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona – ma a settembre le casse saranno vuote. Dopo il maxi incontro con oltre 60 soggetti per un piano ambientale e occupazionale, sul dossier Ilva arriva l’altra versione. Quella dei commissari straordinari Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, ascoltati in audizione alla commissione Industria del Senato per fare il punto della situazione del più grande gruppo siderurgico italiano in amministrazione controllata dal 2015.

Si parte dai numeri

La previsione della triade stima l’esaurimento di liquidità tra un mese. Mentre i calcoli per ottobre sono di una cassa a -41 milioni, quindi -81 a novembre e di un ‘rosso’ di 132 a dicembre. Nonostante la crisi, dal 2015 l’amministrazione straordinaria ha speso più di 800 milioni di euro in manutenzione. E ha provveduto a realizzare tutti gli interventi necessari in materia di salute, sicurezza e conservazione del sito. Gli interventi finanziari a sostegno della procedura di amministrazione straordinaria ammontano invece a circa 2,1 miliardi di euro. E se Laghi vanta come la copertura dei parchi minerali rappresenterà una “best practice sostanzialmente unica al mondo“, non si deve dimenticare come nel periodo del commissariamento governativo “sono stati spesi circa 500 milioni di euro per investimenti ambientali funzionali all’esecuzione del piano ambientale“.

Ma il caso Ilva rimane ancora con tanti punti interrogativi

Il 15 settembre scade l’ultima proroga concessa dal governo per chiudere l’accordo con i sindacati, che aspettano di essere convocati. Al momento lavorano nelle acciaierie 13.500 dipendenti (scesi di oltre 1.10 rispetto al 2015). Ballano quindi quasi 3.500 posti di lavoro che non troverebbero spazio nell’ultimo piano dell’azienda. Che ufficialmente resta “ottimista” sull’operazione, bisogna sottolinearlo. Ma visto che rimane in ballo anche un’indagine per accertare se la gara sull’aggiudicazione del giugno 2017 sia stata regolare o meno, il rebus non è ancora risolto.

Per i commissari intanto non esiste un piano B in caso di mancato accordo. “Non siamo in grado di poter dare una risposta, ci sono molteplici ragioni per una conclusione non positiva. Il ministero ci ha ribadito di proseguire su binari paralleli. La nostra competenza è andare avanti su dinamiche operative e piano ambientale“, ha spiegato Laghi. “È uno scenario che non abbiamo preso in considerazione“. Chissà se basterà il mese più caldo dell’anno per risolvere l’enigma industriale dell’anno.

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