Tagli all’editoria, Liberi e uguali: “Il nuovo governo cambi”

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse Camera dei Deputati. Nella foto Fornaro Federico (Leu)

La crisi di governo è ancora in corso e le possibilità di nascita di un nuovo esecutivo, sostenuto da Cinque Stelle, Partito democratico e Leu, sono concrete. Martedì i gruppi parlamentari daranno una risposta al Capo dello Stato sull’esito della trattativa, ma intanto c’è chi chiede al futuro esecutivo un impegno per porre fine ad alcune delle follie perpetrate durante il governo di Giuseppe Conte. “Se e quando ci sarà un governo ci auguriamo che voglia voltare pagina in materia di libertà di informazione ed editoria – dicono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana –. Serve forte discontinuità rispetto ad un’impostazione che, come dimostrano gli atti già adottati negli ultimi quindici mesi e quelli annunciati dal sottosegretario uscente all’Editoria, punta a indebolire il sistema dell’informazione professionale, a destrutturare il lavoro regolare e a colpire le aziende editoriali. Nessuna delle grandi riforme annunciate, dal conflitto di interessi alla Rai, dalle norme antitrust alla lotta al precariato, fino all’abrogazione delle querele bavaglio, è stata portata a compimento. In compenso, è stato tagliato il fondo per l’editoria, sono state colpite alle spalle centinaia di piccole aziende, si è tentato di commissariare l’Inpgi. Scelte e decisioni che hanno contribuito a peggiorare ulteriormente la posizione dell’Italia nei rapporti internazionali in materia di libertà di informazione.

Raffaele Lorusso

Dal nuovo governo, se nascerà – concludono Lorusso e Giulietti – ci attendiamo una disponibilità al dialogo e al confronto e l’impegno a rafforzare le condizioni a sostegno del lavoro giornalistico”. A volere il taglio al fondo per il pluralismo è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle. I grillini, con il sottosegretario Vito Crimi in testa, hanno espresso una posizione ideologica sul tema, spiegando a tutti che così finiranno i privilegi per i grandi gruppi editoriali a capitale privato. Una bugia. Perché il fondo per il pluralismo serve soltanto a sostenere le cooperative di giornalisti e i quotidiani locali. Tagliarlo è un favore a quei ‘giornaloni’ tanto contestati dai grillini, che si ritroverebbero, grazie a Crimi e compagni, senza concorrenza. Il nuovo governo si impegnerà, quindi, per porre fine a questo attentato al diritto dei cittadini di informare e a quello dei giornalisti a fare corretta informazione? Forse sì. “Discuterne e trovare soluzioni diverse potrebbe essere un importante segnale di discontinuità. Certamente cii saranno resistenze nel Movimento 5 Stelle visto che la loro posizione è molto rigida e ideologica. Ma sono certo si aprirà un confronto anche su questo aspetto, per trovare una posizione equilibrata, che impedisca di premiare i furbetti e sostenga un’editoria vera, locale, sana, oltre a giornali nazionali come Avvenire e Manifesto che fanno parte della cultura del nostro Paese”, ha spiegato Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera. Tutelare il pluralismo, l’informazione libera e indipendente, è un dovere costituzionale dello Stato (lo ha recentemente rilevato anche la Consulta). Ed è un tema che riesce ad unire persino la sinistra storica con Silvio Berlusconi. L’ex premier, al Quirinale, si è rivolto ai giornalisti: “Vi dico di fare attenzione perché ci sono programmi in giro anche contro l’editoria e le tv. Il male può venirci addosso, ed è un male grande che riguarda tutti noi”. Sì, riguarda tutti. A cominciare dai cittadini, che hanno il diritto a essere informati da giornali liberi dal giogo degli interessi dei privati e dei politicanti.

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