NAPOLI – Risorse, energia e materiali che finiscono nella pattumiera dopo pochi utilizzi. La guerra al monouso coinvolge tutti gli aspetti della vita quotidiana. Dai dischetti in ovatta ai sacchetti in plastica, dalle posate ai flaconi della cosmesi. Le produzioni stanno cercando lentamente la strada della riconversione, per ottimizzare i prodotti e renderli durevoli nel tempo. In alcuni casi l’attenzione si rivolge ai materiali: mantenere quindi la caratteristica dell’usa e getta, ma conferire al prodotto la riciclabilità per impattare meno sul pianeta. In altri casi invece la ricerca riguarda la sostituzione del monouso con un prodotto alternativo più longevo. Si può guardare al futuro, con invenzioni innovative, ma spesso per dare una mano all’ambiente basta tornare al passato. E’ il caso dei rasoi.
RIFIUTI IN BAGNO
I fondali marini sono pieni di spazzatura, tonnellate di plastica che restano nei nostri mari per secoli. I materiali si trasformano in pezzi sempre più piccoli che entrano nella catena alimentare di pesci e altri organismi marini, danneggiando flora, fauna e anche la nostra salute. Secondo le stime del Wwf il Mar Mediterraneo è tra le aree che hanno già superato la soglia massima tollerabile di inquinamento da plastica oltre la quale esiste un rischio ecologico significativo, ossia 120mila oggetti per metro cubo. E’ stato infatti calcolato che tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali si trova proprio nel Mar Mediterraneo, mentre nelle acque del Mar Tirreno se ne trova la più alta concentrazione mai misurata nelle profondità di un ambiente marino: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. Gran parte dei rifiuti che finiscono in mare proviene dal bagno. E’ lì infatti che si produce la quota maggiore della frazione indifferenziata: oltre ai rasoi ci sono i dischetti in cotone, il filo interdentale, spazzolini, i cotton fiocc, i prodotti assorbenti e i pannolini, e poi a questi vanno aggiunti gli involucri dei saponi, anche se in questo caso il materiale è riciclabile. Secondo una stima dell’EPA (Enviromental Protection Agency), nel decennio fra il 1990 ed il 2000, due miliardi di rasoi usa e getta sono finiti nei rifiuti. Per dare una mano all’ambiente bisogna concentrarsi sulla frazione ‘usa e getta’, impossibile da riutilizzare o da riconvertire per una nuova vita.
LAME INTERCAMBIABILI
La soluzione viene dal passato con i rasoi di sicurezza con lame intercambiabili. Basta acquistare il rasoio, che può essere usato infinite volte, e poi la ricarica di lame. Quando non sono più affilate è necessario sostituirle, ma nella pattumiera finirà solo il metallo, e non tutto il rasoio come nella versione monouso: un risparmio prezioso per il nostro pianeta. In commercio ci sono molte alternative valide: si va dal rasoio che usavano i nostri nonni, in metallo, alle versioni più recenti realizzate in bambù. E’ una scelta che si rivela anche economicamente più vantaggiosa: il rasoio va acquistato solo una volta, il costo può variare ma lo si trova a prezzi abbordabili, e poi vanno comprate semplicemente le lame (una confezione da 50 pezzi costa circa otto euro e si esaurirà dopo diversi anni). Una confezione di rasoi monouso costa circa tre euro, ma bisogna acquistarne molte in un solo anno.
RASOIO IN CARTA
Per chi non sa rinunciare al monouso ma mira a ridurre la propria impronta ecologica, il gruppo giapponese Kai ha inventato Paper Razor, un rasoio da barba usa e getta pieghevole che riduce al minimo i rifiuti di plastica grazie al suo design intelligente. Il Paper Razor è realizzato interamente in carta, fatta eccezione per le lame in metallo. Viene venduto in una confezione piatta, con chiare istruzioni per piegarlo come un origami in un tradizionale rasoio usa e getta. Il rasoio Paper ha i vantaggi di essere piccolo, leggero (pesa solo 4 grammi, il che lo rende perfetto per i viaggiatori) e può resistere ad acqua tiepida fino a 40 °C, grazie al materiale di cui è composto. Kai Group ha messo in vendita il Paper Razor in Giappone dal 1 aprile 2021, ma potrebbe arrivare presto anche nei nostri scaffali.
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