Tangenti, il governatore lombardo Fontana indagato per abuso d’ufficio

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati In foto il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana

MILANO– Anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, è indagato nell’ambito della maxi inchiesta della Dda di Milano che si è abbattuta, in piena campagna elettorale, sul Pirellone e ha portato a 28 arresti – di cui 12 in carcere, 16 ai domiciliari – 15 misure come l’obbligo di firma o di dimora.

Sono 95 in tutto i nominativi iscritti nel registro degli indagati, trai quali una cinquantina di imprenditori, ma non è escluso che il numero possa crescere ancora. Tra loro, da lunedì scorso, c’è anche il presidente Fontana, difeso dall’avvocato Jacopo Pensa.

L’ipotesi di reato contestata è abuso d’ufficio

Fontana avrebbe affidato all’avvocato Luca Marsico – ex socio dello stesso studio legale da cui si è dimesso prima di diventare governatore lasciando le quote alla figlia – per un incarico al Pirellone come membro esterno del ‘Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici’. Nel scegliere proprio lui tra oltre 60 candidati che avevano inviato i propri curricula, Fontana non avrebbe rispettato il principio dell’imparzialità.

Al governatore lombardo è stato recapitato un avviso a comparire

É stato convocato in Procura per lunedì 13 maggio e in quell’occasione avrà modo di chiarire la propria posizione davanti ai pm. “Mi rasserena il fatto che non sia stata accertata alcuna violazione della procedura di nomina che è all’attenzione dei magistrati milanesi”, ha fatto sapere Fontana che si è detto “rasserenato” anche dal fatto che le contestazioni a suo carico non abbiano “nulla a che vedere con fenomeni di corruzione”.

“Per quanto concerne la vicenda della nomina di Luca Marsico – aggiunge – ribadisco che si è trattato come sempre di una procedura caratterizzata da trasparenza e da assoluta tracciabilità. Quanto poi all’imparzialità, è stato garantito l’assoluto interesse della Pubblica Amministrazione nella scelta di un professionista dotato delle capacità e competenze richieste per quel ruolo”.

La consulenza da circa 10 mila euro all’anno sarebbe stata una sorta di compensazione per Marsico, ex consigliere regionale di Forza Italia, che nel 2018 non era stato rieletto anche per via del “boicottaggio della sua campagna elettorale da parte di Giacchino Caianiello”, l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese e “ras” dei voti in Lombardia.

Ma l’ex socio di studio di Fontana, sentito venerdì come testimone, aveva bisogno di maggiori entrate rispetto a quelle dell’attività forense. “La mancata rielezione di Marsico – scrive il gip Raffaella Mascarino in un passaggio delle 800 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare – fa sin da subito registrare la volontà del presidente Fontana di trovare il modo di ricollocare professionalmente” Marsico e proprio per questo “intrattiene una serie di incontri con Caianiello”.

L’ex coordinatore azzurro di Varese, a quel punto si sarebbe speso per ‘ricollocare’ Marsico, proponendo a Fontana di nominare una terza persona alla Direzione formazione della Regione in cambio di alcune consulenze. Da una parte Caianiello, che è stato interrogato dal gip nel carcere di Opera ma si è avvalso della facoltà di non rispondere, cercava di trovare incarichi e consulenze per Marsico, dall’altra consigliava a Fontana di non esporsi in prima persona per evitare di fare “passi falsi”.

“Tu devi stare fermo – gli dice – perché sei nell’occhio del ciclone, non puoi fare passi falsi, le cose le si fa in un altro modo”. Ma Fontana, secondo i pm milanesi, avrebbe preferito agire direttamente. Così avrebbe declinato la proposta di Caianiello e avrebbe puntato su un’altra soluzione, per la quale adesso dovrà rispondere.
(LaPresse)

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