Tangenti in Lombardia, Comi rinuncia al Parlamento europeo per difendersi dalle accuse

Ad aprire un nuovo capitolo della maxi inchiesta della Dda milanese anche le sette intercettazioni che riguardano un deputato azzurro

in foto Lara Comi

MILANO Lara Comi fa un passo indietro e non tornerà a Strasburgo. Lo ha fatto sapere la stessa europarlamentare uscente di Forza Italia. Che ha deciso di rinunciare all’incarico per il quale era stata rieletta per poter essere libera di difendersi dalle accuse che le sono piovute addosso nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia.

La decisione dell’europarlamentare Lara Comi

“Ringrazio il presidente Berlusconi che durante l’incontro di mercoledì scorso mi ha più volte invitato a proseguire nella mia attività politica. Apprezzando il mio costante impegno per il lavoro svolto in questi anni a Bruxelles”, ha fatto sapere. “Nonostante questo – ha aggiunto Comi, che è anche coordinatrice lombarda del partito – gli ho comunicato la mia decisione irrevocabile di voler essere libera da ogni incarico politico o nell’ambito dell’attività del Parlamento Europeo. Perché voglio difendermi dalle accuse che mi sono state mosse, senza avvalermi dell’immunità parlamentare”.

Le accuse

Comi, difesa dall’avvocato Giampiero Biancolella, deve rispondere di finanziamento illecito per aver ricevuto, secondo i pm della Dda di Milano, 31mila euro dall’industriale bresciano e presidente della Confindustria Lombarda Marco Bonometti, anche lui indagato. A Bonometti, in particolare, la Procura contesta una fattura da 31mila euro emessa dalla Omr holding, di cui è presidente. Denaro poi versato alla Premium consulting srl, di cui è socia anche Comi. Altre consulenze “sospette” sarebbero arrivate anche dalla Afol e da un’altra azienda.

Gli ultimi sviluppi del caso tangenti

Ma c’è di più. L’avvocato Maria Teresa Bergamaschi sentita a verbale ha raccontato ai magistrati che l’europarlamentare le avrebbe chiesto di fare “un regalo di Natale” da 10mila euro all’ex presidente di Afol, Giuseppe Zingale. Denaro di cui, secondo il suo avvocato Francesca Cramis, Zingale non sapeva nulla. A mettere nei guai Comi ci avrebbe pensato anche il suo addetto stampa, il giornalista Andrea Aliverti. Sentito dagli inquirenti, ha raccontato che il ‘ras’ dei voti di Forza Italia in Lombardia, Nino Caianiello, e il coordinatore di Varese Carmine Gorrasi, dopo un recente aumento di stipendio, gli avrebbero chiesto di retrocedere parte del suo compenso. Richiesta di cui l’esponete politica sarebbe stata a conoscenza.

La maxi inchiesta della Dda di Milano

Ad aprire un nuovo capitolo della maxi inchiesta della Dda milanese anche le sette intercettazioni che riguardano il deputato azzurro Diego Sozzani. Davanti al gip Raffaella Mascarino l’avvocato Massimo Dinoia, legale del parlamentare, ha sostenuto l’inutilizzabilità e l’irrilevanza di quegli audio captati grazie ai ‘troyan’, i file inoculati dagli investigatori nei telefoni di Caianiello e di Mauro Tolbar. Ritenuto il collettore di diverse tangenti.

Il parlamentare è finito ai domiciliari per un finanziamento illecito da 10mila euro ricevuto dall’imprenditore Daniele D’Alfonso, anche lui in carcere, per le elezioni politiche del marzo 2018. Dalle intercettazioni emergerebbe l’influenza di Caianiello e i legami con l’imprenditore Claudio Milanese, legato anche al sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti. Il gip adesso dovrà decidere sulla pertinenza e utilizzabilità delle intercettazioni a carico di Sozzani. E solo se le riterrà usabili le invierà alla giunta per le autorizzazioni della Camera, che ha già ricevuto l’ordinanza cautelare.

(LaPresse/di Benedetta Dalla Rovere)

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