Il Ministero e le opere civili di Tangenziale di Napoli e Autostrade Meridionali

"Possiamo stare tranquilli? Per quello che sta venendo fuori dall’indagine, direi proprio di no"

Foto LaPresse - Tano Pecoraro

Tra non poche difficoltà la Procura di Genova ha emesso una serie di avvisi di garanzia che hanno colpito manager di Autostrade per l’Italia e il Ministero. Una sconvolgente inchiesta che parte da una tra le più drammatiche e impreviste sciagure che hanno colpito il nostro Paese. Si è così aperto uno squarcio su come sono condotti certi lavori e garantite le manutenzioni in un universo ancora molto nascosto da nebbie di controversa riservatezza e ricchi bilanci. Tutto ciò però rischia di non riguardare solo la povera Genova e dubbi sono sollevati da più parti su manufatti di gestione pubblica o privata.
Nella nostra regione non sono poche le opere sulle quali porre una dovuta attenzione a cominciare da quelle gestite da società che fanno parte del Gruppo Autostrade per l’Italia come Tangenziale di Napoli e Autostrade Meridionali. Ambedue le società, di cui più volte abbiamo parlato, hanno visto e vedono ancora al proprio vertice alcuni dei manager investiti dagli avvisi di garanzia per il disastro di Genova. Anzi, per qualcuno di loro si è trattato di un vero e proprio trampolino di lancio, basato su comportamenti molto discutibili nelle relazioni con il personale, cosa questa che più di una volta ha prodotto reazioni da parte delle organizzazioni sindacali, e su un decisionismo operativo, che oggi – allo stato delle cose – appare da verificare con attenzione.
C’è inoltre da dire come un paio di questi signori abbiano, ancora oggi, un fortissimo e decisivo ascendente, voluto dalla stessa alta direzione di Autostrade per l’Italia, unito a un severo controllo sulle società napoletane. In uno scenario del genere, ci vengono in mente i tracciati delle due autostrade campane, i viadotti, i cavalcavia e quindi sorge spontanea la domanda se tutte queste opere, la cui realizzazione risale a decenni e decenni fa, siano opportunamente monitorate e se, soprattutto, le società e i loro manager abbiano chiaro il loro stato attuale. Quesiti a cui occorrerebbe rispondere e ricevere da tutti i soggetti interessati, tutti nessuno escluso, la garanzia circa la loro sicurezza.
Non basta pensare che la gestione e la manutenzioni di dette opere una volta delegata ai privati, abbia la certezza del pieno funzionamento. Lo abbiamo visto e ancora le lacrime non si asciugano per quelle immagini di macerie che nascondono i corpi. In ogni caso le procedure, le tecniche, le logiche in un gruppo sono le stesse e pensando a ciò qualche brivido attraversa la schiena. Tra l’altro nel caso di Autostrade Meridionali lo stesso privato è privo di concessione, scaduta ormai da sei anni e quindi la questione manutenzione, costi derivanti e volontà di contenimento delle spese è più viva che mai, soprattutto se si pensa che i dirigenti che guidano la società sono tutti dipendenti di Autostrade per l’Italia.
Tangenziale, la cui dirigenza è in pratica la stessa di Autostrade per l’Italia (a parte l’amministratore delegato) in modo più diretto, attraversa la città, anzi essa stessa è diventata parte integrante della viabilità e non c’è tratto che non impatti con il tessuto metropolitano. Basti pensare ai viadotti e alle uscite per comprendere come non solo sia necessario, ma inderogabile ottenere tutte le garanzie di sicurezza possibili di fronte alle enormi incertezze sollevate dalla tragedia genovese.
Un eccesso di zelo? Forse, ma di fronte a famiglie distrutte per dare più spazio a interessi formali, procedure e, questo sarebbe drammatico, eventuale dimostrazione di parsimonia sulle spese, nessuna cautela è da condannare.
La Tangenziale di Napoli su un tracciato di 19 km, circa la metà è composto da gallerie e viadotti che sovrastano la città in zone densamente abitate e non immune da rischi visto che negli anni trascorsi pure ha conosciuto: il crollo della pensilina della Stazione Camaldoli; le frane Monte Barbaro in zona Pozzuoli; il pilone di sostegno del viadotto Cassiodoro (tratto ad altissimo densità di transiti) più di una volta è stato visto avvolto totalmente da una camicia di cemento e ferro perché potrebbe dare problemi anche perché andrebbe accertato se in fase di costruzione il pilone una volta costruito fu risucchiato dal sottosuolo.
Non ultimo, il progetto esecutivo per la realizzazione della Tangenziale indicava un massimo 130mila veicoli giornalieri mentre da svariati anni sono circa 250mila e da diversi anni sono passati ad oltre 300mila.
Possiamo stare tranquilli? Per quello che sta venendo fuori dall’indagine, direi proprio di no.

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