Taranto: droga e prostituzione, tra indagati cultisti nigeriani a matrice religiosa

Fra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dagli agenti della questura di Taranto nell'inchiesta sullo spaccio di droga e sullo sfruttamento della prostituzione, ci sarebbero gruppi "cultisti" nigeriani a matrice religiosa

TARANTO – Fra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dagli agenti della questura di Taranto nell’inchiesta sullo spaccio di droga e sullo sfruttamento della prostituzione, ci sarebbero gruppi “cultisti” nigeriani a matrice religiosa. Si tratta, così come spiega la questura tarantina, di “potenti e violenti clan nati e sviluppatisi nel Paese centrafricano che hanno esteso le loro ramificazioni criminali anche nei Paesi di emigrazione”. Dieci su 23 gli indagati destinatari di custodia.

Stando a quanto emerso dalle indagini iniziate nel 2019, i traffici sono stati gestiti a Taranto da “confraternite i cui componenti si sono a volte affrontati in scontri violenti per affermare la loro egemonia sul territorio e all’interno della stessa organizzazione”. Tra questi episodi, il più cruento avvenne nell’agosto del 2020, nel centro cittadino tra i componenti delle gruppi “Eyie” e “Black Axe”. In questa circostanza furono provocati ingenti danni a una pizzeria nel centro cittadino.

“Le basi logistiche delle attività illecite sarebbero tre attività commerciali nel Borgo nuovo, quali punti d’incontro della comunità nigeriana e fulcro della gestione dello spaccio”, spiega a questura. “L’organizzazione prediligeva le cessioni di stupefacente verso i connazionali di origine nigeriana, considerati più sicuri e affidabili, anche con la cessione con la formula del credito, mentre l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti avveniva direttamente da connazionali residenti a Bari”, prosegue.

“È plausibile ritenere che, nella capillare rete di spaccio presente sul territorio tarantino, operassero i pusher di primo livello incaricati della distribuzione al dettaglio della sostanza. In posizione intermedia, altri acquistavano la droga dai promotori per cederla ai pusher di secondo livello” chiamati a volte a svolgere anche compiti di corrieri per il trasferimento dello stupefacente a Bari”, va avanti la questura tarantina nella nota.

Altro settore in cui avrebbe operato l’organizzazione criminale è quello del riciclaggio di denaro, verosimilmente ricavato dalle attività di spaccio, attraverso circuiti per il trasferimento del denaro in Nigeria. Sarebbero stati usati sportelli clandestini per il versamento in Italia e per il successivo prelievo in Nigeria, con la garanzia di veloci tempi di consegna, talvolta immediati, garantendo al contempo l’anonimato del cliente e la possibilità di trasferire somme illimitate.

“Per questa operazione, la struttura criminale si avvaleva del titolare di uno dei negozi coinvolti al quale veniva materialmente consegnato il denaro che veniva trasferito con bonifico online da una banca nigeriana in favore del conto indicato dal committente, acceso sempre in altra banca nigeriana”, spiega la questura.

“Il denaro in contanti veniva conservato insieme ai versamenti cash di altri membri e, raggiunta una somma di un certo rilievo, veniva trasferito fisicamente in Nigeria anche mediante corrieri”. Le indagini hanno poi raccolto elementi che hanno portato a contestare il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione. “Uno dei negozi individuati sarebbe stato punto di ritrovo per contattare direttamente o ricevere la disponibilità di ragazze nigeriane, costrette a prostituirsi in un appartamento cittadino”, sottolinea la questura. “Le donne cedevano al gestore dell’attività illecita una percentuale del loro incasso”.

Nella fase dell’esecuzione delle misure cautelari sono state di supporto le Squadre Mobili di Torino, Bari e Sassari e il personale dei Reparti Prevenzione Crimine del Sud Italia messo a disposizione dalla Direzione Centrale Anticrimine.

(LaPresse)

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