Tentata estorsione a Zannini, in carcere il cugino del boss La Torre

CASERTA – I carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, nella giornata di venerdì, al termine di un’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli-Dda, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Napoli, nei confronti del mondragonese Francesco Tiberio La Torre, cugino del boss Augusto La Torre, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Si trovava a Formia, dove è stato arrestato. Il provvedimento, spiega una nota della procura, “scaturisce dagli esiti delle investigazioni svolte successivamente alla ricezione delle denunce presentate ai carabinieri di Mondragone dalle persone offese, che in un lasso temporale individuabile fino all’8 maggio 2024, hanno subito, tentato o realizzate estorsioni, aggravate dal metodo mafioso”. Le due persone prese di mira sono il consigliere regionale di “De Luca Presidente”.

Giovanni Zannini e l’imprenditore dei rifiuti Alfredo Campoli. Francesco Tiberio La Torre, 64 anni, è accusato di estorsione e associazione camorristica perché, in concorso con una persona ancora non identificata, tentava di costringere Zannini a pagare 50mila euro, senza riuscirci, e si faceva consegnare 20mila euro, in diverse tranche, da Campoli. Alla fine del 2023 Tiberio La Torre avrebbe pronunciato frasi minacciose contro Zannini, dicendo: “Tu mi hai fatto prendere collera per il fatto di mio figlio!” e aggiungendo: “Poi ci verimm’”. L’8 maggio scorso La Torre avrebbe contattato l’imprenditore Pasquale Campoli, chiedendogli di fargli incontrare il padre Alfredo, il quale a sua volta avrebbe dovuto contattare Zannini per chiedergli il pagamento di 50mila euro come risarcimento danni, in quanto in passato avrebbe aggredito il figlio Antonio. In quella occasione avrebbe detto che se Zannini non avesse pagato, lo avrebbe ucciso. Infine, avrebbe contattato il padre dell’imprenditore dicendogli di cercare Zannini e aggiungendo: “Lo devi chiamare, lo devi trovare, mi deve dare 50mila euro entro stasera, altrimenti lo sparo”.

Il tutto con l’aggravante di aver fatto pesare la forza di intimidazione del clan La Torre. Avrebbe poi chiesto e ottenuto 20mila euro da Alfredo, che opera nel settore dei rifiuti, recandosi ogni 15 giorni presso il suo stabilimento a Mondragone. In un’occasione inviò al figlio dell’imprenditore un video nel quale si lamentava di avere ricevuto solo “cenere e carbone” per Natale. Un’allusione all’abitudine dei camorristi di riscuotere il pizzo proprio a Natale e un modo per far capire alle vittime che avrebbero dovuto pagare. Pasquale Campoli incontrò La Torre, su sua richiesta, al bar Bay sulla Domiziana a Mondragone. La conversazione iniziò su toni amichevoli, ma a un certo punto Tiberio gli chiese di lasciare il cellulare su un tavolino dl bar e di seguirlo fuori. All’esterno i toni sarebbero cambiati: La Torre voleva 50mila euro da Zannini come risarcimento dell’alterco con il figlio e pretendeva che i Campoli facessero da intermediari visto il loro rapporto di amicizia con l’avvocato. Una volta allontanatosi dal bar, Campoli avvisò il consigliere dell’accaduto. In una successiva conversazione in casa di Pasquale Campoli, La Torre sostenne di non aver fatto nulla di male e quindi di non poter essere denunciato. In un primo momento, Zannini non ha denunciato le minacce, sperando che la cosa sarebbe rientrata da sé, ma poi si è rivolto ai carabinieri, temendo per la propria famiglia. E qualche giorno dopo la denuncia è scattato l’arresto.

Il politico: “Ho fatto solo il mio dovere”

CASERTA (r.c.) – “Ho fatto il mio dovere. Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la Dda di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente. In quattro giorni hanno arrestato La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa 6 mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”. Così il consigliere regionale Giovanni Zannini commenta la vicenda che lo ha visto come parte lesa e che ha portato all’arresto di Francesco Tiberio La Torre. Circa 15 anni fa aveva avuto n alterco con Antonio La Torre, figlio di Francesco Tiberio, che lo accusava non difendere adeguatamente il padre, del quale all’epoca era avvocato. Zannini si difese dall’aggressione e mandò in ospedale il giovane La Torre, ma in seguito i due si chiarirono e il ragazzo si scusò.
Un episodio da poco, quindi, che però è stato ripescato da Tiberio dopo diversi anni: proprio per questo la richiesta di risarcimento avanzata da La Torre si potrebbe configurare come una tentata estorsione.
Agli atti ci sono due visite di La Torre a casa di Zannini: una prima volta si era presentato alle 6 del mattino, sostenendo di aver scelto quell’orario per non mettere in imbarazzo l’avvocato. Una seconda volta, a febbraio scorso, si era presentato verso le 7, ma Zannini lo aveva riconosciuto dalle telecamere di sorveglianza e non aveva risposto al citofono. L’anno scorso Tiberio La Torre aveva detto al consigliere di essere arrabbiato per l’episodio del figlio e lo stesso Antonio aveva chiesto con un messaggio un risarcimento per le lesioni riportate nell’alterco. Secondo quanto riferito da Zannini agli inquirenti, una quindicina di anni fa Antonio La Torre si presentò al lido Sinuessa, di proprietà dell’avvocato, dove era in corso una festa, e davanti agli invitati cercò di colpire con uno schiaffo Zannini, che evitò il colpo. Per il momento tutto finì li, ma mezz’ora dopo il giovane tornò e iniziò a lanciare sassi contro il lido, tentando di aggredire Zannini sul marciapiedi. In questa seconda occasione l’avvocato lo colpì per difendersi e La Torre raggiunse l’ospedale per farsi suturare una ferita con 4 punti. Poi La Torre chiese scusa e tornò a trovare Zannini.
Antonio La Torre si lamentava proprio per i punti di sutura che era stato necessario applicargli in ospedale. Francesco Tiberio La Torre girò anche due video nella cappella di famiglia dei Campoli: nel filmato si rivolge .alle immagini dei morti e si lamenta di essere “poverello”, mentre l’imprenditore ha successo. Una modalità inquietante: del resto, proprio al cimitero Campoli gli aveva consegnato parte dei soldi richiesti.

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