Trump, O’Rourke chiede l’impeachment. Biden: “Presidente pagliaccio”

Questo solo poche ore prima che un membro della commissione Giustizia della Camera annunciasse che il procuratore speciale per il Russiagate dovrebbe testimoniare il 15 maggio sulle conclusioni delle indagini

(Photo by Mark RALSTON / AFP)

MILANO – Dall’affollato campo democratico dove 22 candidati sono pronti a sfidarsi nelle primarie per affrontare il repubblicano Donald Trump alle presidenziali del 2020, l’ex deputato Beto O’Rourke chiede apertamente l’impeachment del magnate: perché “infine sappiamo la verità su di lui”.

Le ombre del caso Russiagate su Trump

Questo solo poche ore prima che un membro della commissione Giustizia della Camera annunciasse che il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, dovrebbe testimoniare il 15 maggio sulle conclusioni delle indagini. Intanto, sempre in campo Dem i riflettori sono puntati su Joe Biden, impegnato nella campagna elettorale, e attendono di accendersi anche sul sindaco di New York, Bill de Blasio, che a giorni dovrebbe annunciare la propria corsa.

O’Rourke chiede l’impeachment del magnate

O’Rourke per due volte votò contro la messa in stato d’accusa di Trump, mentre era al Congresso, ma ora ha cambiato idea: “Penso ci siano abbastanza prove ora perché la Camera proceda con l’impeachment”, ha detto a Dallas Morning News. Il politico ha descritto la procedura come “la possibilità di garantire la democrazia e che nessuno, a prescindere dalla propria posizione, sia al di sopra della legge”. All’origine c’è, anche, il rapporto di Mueller.

Le accuse contro il presidente Trump

Per O’Rourke, sebbene il dossier affermi che Trump non ha cospirato con i russi, è grave che il repubblicano “abbia accolto con favore la partecipazione di un potere straniero nelle elezioni, per orientarle in suo favore”. Sinora il deputato, così come gli altri candidati Dem, era stato reticente sull’appoggiare l’impeachment. La prima a chiederlo direttamente era stata la senatrice Elizabeth Warren, seguita dalla collega Kamala Harris, citando la presunta ostruzione alla giustizia. Tuttavia alla Camera, da cui l’iter per la messa in stato d’accusa può partire, la leadership democratica non è favorevole a procedere.

L’ex vice del presidente Barack Obama ha aperto la propria campagna elettorale in South Carolina, Stato dove le primarie si terranno già a febbraio, con una tappa di due giorni con cui tentare di convincere l’elettorato afroamericano a sostenerlo. Ha accusato il magnate di aver ostacolato il voto degli afroamericani per riuscire a vincere, poi ha definito Trump un “pagliaccio”. Una sorta di risposta al soprannome che il tycoon ha affibbiato a lui, “Sleepy Joe”, l’addormentato.

Biden lancia la sfida al “presidente pagliaccio”

Ma, secondo dei collaboratori, il repubblicano l’avrebbe descritto anche come la più grande minaccia alla propria rielezione. “Ci sono così tanti soprannomi che potrei dargli”, ha detto Biden, “inizierei con pagliaccio”. Rincarando, secondo Bloomberg: “L’unico posto dove è a suo agio è nel fango”. Secondo un recente sondaggio Quinnipiac, Biden ha il 38% delle preferenze tra i sostenitori dem, quasi 10 punti in più dalla fine di marzo. Tra gli altri candidati, Warren è al 12%, Bernie Sanders all’11%, Harris all’8%, O’Rourke al 5%. E tra gli elettori filo-Dem, il 56% pensa Biden sia il candidato con maggior possibilità di battere Trump. Tra gli elettori pro-Gop, Trump è appoggiato dall’84%.

(LaPresse)

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