Turchia, Erdogan fa arrestare oltre 300 persone

Sono accusate di terrorismo. La maggior parte delle persone coinvolte è ritenuta appartenente al Pkk Curdo o legata al movimento golpista Gulen

La Turchia verso le elezioni anticipate del 24 giugno
Adem Altan/Foto LaPresse - Erdogan

ISTANBUL – Ben 326 arresti con l’accusa di terrorismo. La maxioperazione è stata messa in atto negli ultimi sette giorni dalle forze dell’ordine turche; nell’ambito delle indagini sul fallito colpo di Stato del 14 luglio del 2016. Dopo il tentativo non riuscito, il presidente Recep Erdogan ha imposto lo stato di emergenza e da allora, secondo le stime dell’Onu, le persone arrestate in Turchia sarebbero almeno 160mila.

Arresti a pochi giorni dalle elezioni

Gli innumerevoli arresti sono avvenuto a pochi giorni dalle elezioni. E c’è già chi evidenzia che dietro alla maxioperazione ci sia il presidente Erdogan. Proprio quest’ultimo, secondo fonti non confermate, nei giorni scorsi avrebbe confidato ai propri ‘fedelissimi’ la necessità di ‘occuparsi’ dei curdi. E infatti la maggior parte degli arrestati, sarebbero 134, sono indicati dalle autorità di Istanbul come sospetti affiliati al Pkk curdo. Tra le persone arrestate ci sarebbero anche 61 presunti esponenti dell’Isis e 12 che sono ritenuti appartenenti a gruppi illegali di estrema sinistra.

Non solo. Altre 119 persone finite in manette sono ritenute legate alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Quest’ultimo, a capo del movimento che porta il suo nome, è ritenuto attualmente il principale ricercato dalla giustizia turca, accusato di terrorismo e di guidare la corrente che i responsabili al potere in Turchia chiamano Organizzazione del Terrore Gulenista. Un tribunale penale turco ha emesso un ordine di arresto a carico di Gulen, che si troverebbe negli Stati Uniti.

Domenica la tornata elettorale

Le Elezioni generali in Turchia si terranno domenica per il rinnovo dei 600 parlamentari della Grande Assemblea Nazionale Turca e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, per cui è previsto un eventuale ballottaggio per l’8 luglio. Tali elezioni, inizialmente previste per il 3 novembre 2019, sono state anticipate da Erdogan. Queste sono le prime elezioni dopo la riforma costituzionale approvata dal referendum del 2017 che prevede tra le altre cose l’aumento del numero dei parlamentari (da 550 a 600), il passaggio da repubblica parlamentare a presidenziale e quindi l’aumento dei poteri del presidente (che diventa capo del governo) e la limitazione dei poteri legislativi della Grande Assemblea Nazionale Turca.

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