Ucraina: Gentiloni parla di rischio stagnazione. Franco: “Scongiurare la recessione”

La crescita sostenuta ipotizzata per il 2022 sembra un lontano miraggio: l'effetto guerra si fa sentire sul Vecchio Continente ed è solo l'inizio.

Paolo Gentiloni (Kenzo Tribouillard/Pool Photo via AP)

ROMA – La crescita sostenuta ipotizzata per il 2022 sembra un lontano miraggio: l’effetto guerra si fa sentire sul Vecchio Continente ed è solo l’inizio. Il rischio di una stagnazione, lo dice senza girarci intorno il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, esiste è connesso a diverse variabili, come la durata del conflitto ucraino e l’influenza che può avere sulla fiducia di consumatori e investitori. Un dato intanto è certo ed è che si possono gettare nel cestino le precedenti previsioni: dopo la pandemia, il conflitto è il secondo ‘cigno nero’ in un paio di anni e le nuove previsioni economiche dell’Ue che verranno presentate il 16 maggio ne renderanno conto: “anche la settimana scorsa alle riunioni del Fmi abbiamo preso atto che la crescita sarà molto, molto ridotta”, dice il commissario Ue, collegandosi al forum Confcommercio Ambrosetti. La Bce avvisa: “L’andamento dell’economia dipenderà in maniera decisiva dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni in vigore e da eventuali ulteriori misure”. Preoccupa l’inflazione, che è aumentata in misura significativa e si manterrà elevata nei prossimi mesi, soprattutto a causa del brusco incremento dei costi dell’energia, con pressioni che si sono intensificate in molti settori. Per il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, “per il momento non vediamo aggiustamenti estremamente rapidi sui salari, né vediamo un disancoramento delle aspettative di inflazione, ma dobbiamo monitorare questi aspetti con molta attenzione, dati gli sviluppi estremamente incerti in termini anche di guerra e di effetti della guerra sui prezzi e sulla disponibilità di energia in alcuni paesi della zona euro”.

Una situazione che preoccupa anche il governo italiano: “questo doveva essere una fase di ripresa dell’economia, di ritorno alla normalità dopo la pandemia. Quello che ci troviamo a vivere in Europa ma non solo è una fase di nuova difficoltà e incertezza”, osserva il ministro dell’Economia Daniele Franco, secondo cui, per quanto riguarda il nostro Paese, “abbiamo vari indicatori ancora positivi sull’andamento e la robustezza della nostra economia come turismo e trasporti”. Ma certo non va tutto bene: “è evidente che i rischi sono enormi, nel Def abbiamo scenari anche molto più pessimistici. Viviamo una situazione di incertezza, anche di volatilità dei prezzi energetici, la politica economica deve essere pronta a intervenire, dobbiamo evitare a tutti i costi un’altra recessione”. La settimana prossima, probabilmente lunedì, il governo varerà il nuovo intervento da 6 miliardi, “stiamo vedendo se ci sono altre risorse disponibili comunque arriveremo a 21 in 4 mesi”, evidenzia il titolare del Mef, “interverremo ancora sui prezzi di energia e carburanti, assicureremo liquidità alle imprese, daremo sostegno a famiglie e settori colpiti. Un punto importante è remunerare chi ha costruito opere pubbliche e ha sostenuto costi maggiori e chi concorrerà ai bandi in futuro, che dovrà sostenere maggiori spese”. Ma il governo monitora con attenzione l’evolversi della situazione: “se necessario dovremo reperire risorse per altri interventi anche ambiziosi”. Anche se “dobbiamo tenere conto che ci saranno politiche monetarie meno espansive e quindi ci sono limiti a quello che possiamo fare aumentando il disavanzo pubblico. Ci muoviamo su un sentiero stretto”. Del resto le intenzioni della Bce sono chiare ma, avverte Visco, se è “molto probabile che concluderemo a giugno il programma di acquisti”, la questione “è cosa fare con i tassi”. Sul rialzo all’orizzonte, avverte il numero uno di palazzo Koch, “la tempistica deve essere definita” e “dobbiamo tenere conto degli sviluppi: può essere durante il terzo trimestre o alla fine dell’anno, e deve essere graduale”.

Di Antonella Scutiero

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