Ucraina, Mulè: l’emergenza profughi ci obbliga a rivedere i piani di accoglienza

"Siamo di fronte a un’emergenza umanitaria che ci obbliga a rivedere tutti i piani di accoglienza"

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Giorgio Mulè

ROMA – “Siamo di fronte a un’emergenza umanitaria che ci obbliga a rivedere tutti i piani di accoglienza. All’inizio della crisi russo-ucraina non immaginavamo questi numeri. Ora, nell’immediato, è necessario assicurare agli enti locali i fondi per assistere i profughi ucraini. Senza dubbio è da evitare la soluzione delle tendopoli che di per sé trasmette l’immagine della guerra”. Così il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè intervenendo a Sky Tg24.

“Piuttosto – prosegue – si possono recuperare nelle città tutte quelle strutture da riadattare per ospitare i profughi dell’Ucraina. Pensiamo alle casette per i terremotati che, laddove fossero state svuotate, possono in una prima fase supplire alla necessità di accoglienza. Chi scappa dall’Ucraina ha la necessità di avere mediatori culturali, assistenza psicologica, scuole ed altri servizi”.

“Si tratta di una forma di migrazione assolutamente imparagonabile a quella che siamo abituati a vedere e pertanto anche l’approccio nei confronti di chi scappa dalla guerra deve essere diverso. Non possiamo sapere quando ma la speranza è che queste persone possano tornare al più presto nella loro patria”, continua Mulè che sull’ipotesi di ricorrere all’esercito per l’assistenza ai profughi, afferma: “L’esercito è considerato il 112 delle emergenze: risponde sempre di sì in qualsiasi occasione anche per adempiere alla ‘quarta missione’ sull’intervento in situazioni di straordinaria urgenza. Ciò da una parte fa piacere rispetto al riconoscimento delle capacità delle forze armate di adattarsi a qualsiasi circostanza sia essa legata a calamità o di natura sanitaria. La Difesa è pronta a far tutto perché dispone di assetti che possono essere modulati secondo l’esigenza e l’emergenza. Ma arrivare ad impegnare le forze armate – conclude – significa che, come per il Covid, non si è stati capaci di mettere in piedi un sistema efficace alternativo e diverso”.

(LaPresse)

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