Ucraina, Papa: “Voglio incontrare Putin”. Ma Kiev teme i ‘raggiri’ di Mosca

A Kiev per il momento non va, ma sarebbe pronto ad arrivare fino a Mosca, "se Putin aprisse la porta".

Papa Francesco in Grecia (AP Photo/Yorgos Karahalis, Pool)

ROMA – A Kiev per il momento non va, ma sarebbe pronto ad arrivare fino a Mosca, “se Putin aprisse la porta”. Papa Francesco non demorde e, dopo appelli e preghiere, in un’intervista al Corriere della Sera, si conferma disponibile a incontrare il presidente russo. Qualunque cosa, pur di fermare il conflitto in Ucraina. La prima richiesta di un faccia a faccia già venti giorni dopo l’inizio della guerra. Eppure, “non abbiamo ancora avuto risposta” e “stiamo ancora insistendo”, sottolinea il Santo Padre. Anche se, ammette, “temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento”.

Quella di Bergoglio è “nobile richiesta”, come l’ha definita Andrii Yurash, ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede, sicuro però che il presidente russo si mostrerà “sordo” a questo invito, così come “alla voce della propria coscienza”. Una coscienza che “non esiste”.

D’altro canto la comunità ucraina non sembra vedere di buon occhio queste ‘aperture’ a Mosca. Lo ha dimostrato schierandosi contro la decisione di Papa Francesco di far portare la croce della Via Crucis alle due amiche, una ucraina e una russa. Lo ribadisce anche ora attraverso le parole del vescovo Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, che a LaPresse sottolinea: “Sono certo della buona fede del Papa, mosso sicuramente dalla sincera volontà di fare qualunque cosa per la pace. Ma questa notizia ha già scatenato forti reazioni di malumore tra gli ucraini”. Quel che preoccupa, spiega, è la possibilità di “raggiri e strumentalizzazioni” ai quali verrebbe esposto il Santo Padre. “Si approfitterebbero persino di Papa Francesco per i loro scopi”, sottolinea il religioso.

In questo contesto, la fine del conflitto non sembra semplice. Lo è invece il giudizio di Bergoglio che sintetizza: “Per la pace non c’è abbastanza volontà”.

Il Santo Padre esprime anche i suoi dubbi sulla possibilità che il conflitto possa terminare il 9 maggio, data simbolica per la Russia, poiché ricorda la vittoria dell’Unione Sovietica sui nazisti. Un’ipotesi – rivela – confermata anche da Orban. “Spero che sia così, così si capirebbe anche la celerità dell’escalation di questi giorni”, ribadisce. “Io sono pessimista – ammette il Pontefice – ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi”.

Da qui, la disponibilità ad andare a Mosca. Sempre che Putin sia aperto a un incontro con Bergoglio. Magari non da soli. “Se vi si collocheranno anche altri attori, l’occasione che il Papa ha offerto credo possa essere accettata”. Ne è convinto Francesco Bonini, Rettore dell’Università Lumsa di Roma ed esperto in Relazioni internazionali e in diplomazia vaticana. “Si tratta di aprire un fronte della pace”, prosegue Bonini che rilancia: “Se il tavolo si allargasse ulteriormente sarebbe anche meglio”.

Ora la palla passa a Putin: “Penso che l’idea di incontrarsi sia vista positivamente dal presidente”, il commento di Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici della Federazione Russa. “Non so però, ed è difficile dire, se sia il presidente ad andare a Roma. Potrebbe invece essere disposto a incontrare il Papa qui, in Russia”.

Nonostante la diplomazia, da Bergoglio arriva comunque una stoccata alla Nato e al suo “abbaiare” alla “porta della Russia”. Un pensiero condiviso da alcuni esperti di geopolitica che vedono negli ultimi ingressi nell’Alleanza atlantica quantomeno il pretesto Putin per esprimere la sua ira. “Un’ira che non so dire se sia stata provocata – si interroga il Pontefice – ma facilitata forse sì”.

di Giusi Brega

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