Viviamo un tempo di forzata limitazione di movimenti, di impegni sociali, di incontri, di tutto ciò che forma il nostro vivere ordinario. Per fortuna possiamo comunicare. Potremmo dire che, nella sua dimensione virtuale, c’è un traffico da ingorgo sulle reti di comunicazione digitale. Ci ritroviamo spesso a dialogare, o meglio a chattare, con lontani o vicini. Spesso si tratta di condivisione o di rinnovati invii di osservazioni simpatiche, anche sapientemente ironiche, sulla situazione che stiamo vivendo. Purtroppo ci sono anche messaggi banali o addirittura cattivi. Più spesso, ed è un bel segnale, si trovano riflessioni intelligenti, capaci di offrirci possibilità di leggere la realtà in maniera più costruttiva e di coltivare rapporti che di rinnovata condivisione di simpatia.
Già: cos’è la simpatia? La verità di una parola si trova sempre a partire dalla sua etimologia, dal cercarne il significato originario. Simpatia, semplicemente, è una “passione” vissuta insieme, condivisa con naturalezza da più persone. La parola “passione” indica spesso una grande sofferenza, ma anche un grande slancio verso qualcosa di grande, di bello, una tensione creativa, artistica o di altro genere di ricerca, che genera espressioni nuove ed intense, significative per la vita dell’umanità. La simpatia nasce spontaneamente in momenti particolari e forti della vita, ma anche come il frutto di un’attenzione nuova alla realtà che ci circonda. Sicuramente va anche coltivata.
Questo tempo di particolare emergenza, è, forse, un tempo adatto al crescere e al vivere nella simpatia. È simpatia, infatti, affacciarsi al balcone o alla finestra della propria casa sentendosi chiamati a condividere una canzone, un applauso che unisce tanti nel condividere la stessa preoccupazione e la stessa speranza. È simpatia scoprire, inaspettatamente, il vicino di appartamento capace di gesti originali e coinvolgenti che ci portano a sorridergli con un nuovo senso di amicizia. È simpatia inventare forme adatte ad esprimere gratitudine e stima per chi lavora per la salute pubblica.
È simpatia voler idealmente abbracciare l’infermiera sfinita che si è addormentata sul suo tavolo di lavoro. È simpatia organizzarsi per rifornire gli anziani o gli amici delle cose necessarie alla quotidianità e organizzare la giornata ai più piccoli che sono in casa. È simpatia fare la fila, dove è necessario, sorridendo a chi è prima o dopo di noi. È simpatia essere in casa, ora più attenti ai nostri cari e a ciò che ci raccontano, ci dicono, ci chiedono. È simpatia scoprire quanta ricchezza di umanità c’è nelle persone che abbiamo accanto, quanta capacità di sorridere, di soffrire e di sperare ci viene donata da coloro che stanno sempre con noi e ci invitano a vivere il bene insieme con loro. Speriamo in una rapida guarigione dal contagio del virus, ma anche che non passi il contagio della simpatia.
Angelo Spinillo, vescovo di Aversa