“Un testimone della verità”: la commozione dei vescovi

Il ricordo della Diocesi di Napoli: “Ha ricordato a tutti la potenza della fede”

NAPOLI – E’ il tempo dell’emozione, del ricordo. La Chiesa celebra la figura del Papa Emerito Benedetto XVI. I vescovi campani non nascondono la loro emozione, la loro gratitudine per aver incrociato la figura di Joseph Ratzinger, nella sua umanità e nei vari momenti del suo altissimo magistero. Il Prelato di Pompei, Tommaso Caputo, è stato consacrato proprio dal pontefice tedesco il 29 settembre 2007. “La comunità ecclesiale di Pompei si unisce al dolore della Chiesa tutta per la morte del Papa emerito Benedetto XVI, ricordando la sua Visita Pastorale al Santuario della Madonna del Rosario il 19 ottobre 2008.

Monsignor Tommaso Caputo e i fedeli tutti lo affidano alla Vergine Maria ed elevano al Signore preghiere di suffragio e di ringraziamento per la sua vita e le sue opere”, hanno fatto sapere dal Santuario mariano. Del Papa emerito restano i gesti, l’amore, ma soprattutto le idee, le parole spese per aiutare la Chiesa a trovare la sua ragione nell’essenzialità. Pensieri che don Carmine Schiavone, direttore regionale della Caritas, ripropone: “Abbiamo creduto all’amore di Dio — così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita.
Con queste parole di Benedetto XVI, tratte dalla sua prima enciclica Deus caritas est, tutta la Caritas fa memoria del papa emerito, della sua testimonianza e del suo insegnamento, nel momento in cui si è concluso il suo cammino terreno. La nostra Caritas Regionale Campana sceglie di ricordarlo con le sue stesse parole e legge le stesse come testamento: “La carità nella verità è una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini secondo modalità in cui non ci sono barriere né confini”. Un testimone della verità, lo definisce, invece, la Diocesi di Napoli. “Indimenticabile la storica visita a Napoli, il 21 ottobre 2007. In questa terra, dove bisogni e volontà sono insidiati dal male oscuro della delinquenza organizzata, Benedetto XVI ricordava che l’uomo, senza una dimensione che ampli il cuore e l’intelletto, può ripiegare in se stesso, può percepire l’avvilimento interiore, perdere la forza e il coraggio di realizzare pienamente le sue potenzialità. Di qui l’invito – ha spiegato l’arcivescovo monsignor Domenico Battaglia – ad intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni. E, come non ricordare tra le tante immagini di quella visita, il lungo “bacio” al sangue del nostro Patrono e Martire Gennaro. Non un bacio qualsiasi. Non una leziosità qualunque. Piuttosto l’omaggio dato, in quel gesto di venerazione, all’intero popolo di Napoli, attraverso una presenza che nutre la storia con il richiamo al sacrificio e alla speranza, un bacio dato con tutta la lucidità della mente e della ragione, ma con la forza straordinaria del cuore, la stessa con la quale esortava la nostra città a non arrendersi nel suo messaggio a conclusione del Giubileo per Napoli: ‘Il cielo è aperto sopra di voi! E voi potete camminare con rinnovato entusiasmo e affrontare con la forza della fede, della speranza e della carità i molti e complessi problemi che si incontrano nella vita quotidiana’. Ora quello stesso cielo si è aperto nuovamente per accogliere con gioia Papa Benedetto”.

Semplicità, servizio. Questi i concetti sottolineati dal vescovo di Aversa, Angelo Spinillo: “La notizia della morte del Papa emerito, Sua Santità Benedetto XVI, è vissuta dalla Diocesi di Aversa con la serenità propria dei credenti: nella consapevolezza del limite della vita umana e nella fiduciosa attesa del compimento della volontà di Dio che oggi lo ha chiamato, quale“servo buono e fedele”, a partecipare della gioia del suo Signore (Mt 25, 21). Nelle ore in cui si compie il suo cammino terreno, risuonano, ancora più vere, le parole con cui, il19 aprile 2005, appena eletto ad essere successore dell’apostolo Pietro, Papa Benedetto XVI si presentò al mondo quale “umile servo della vigna del Signore”. Di lui conserveremo nella mente la sapiente riflessione teologica e l’intelligenza nella fedeltà alla verità, porteremo nel cuore la testimonianza della fede intensa e della speranza viva che hanno animato la sua piena adesione a Cristo Signore ed il suo incondizionato amore alla Chiesa. Ancora ci sarà di guida – ha aggiunto – la sua luminosa umiltà, la sua vera consapevolezza della grandezza del dono della vita e della vocazione ad essere con Dio sempre, nel tempo e per l’eternità. Nell’enciclica Spe salvi Papa Benedetto scrisse: ‘Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo Gesù Cristo è la luce… il sole sorto sulle tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla Sua luce ed offrono così orientamento alla nostra traversata (Ss 49)’. Oggi, consapevoli della grazia di appartenere alla Chiesa di Cristo, al popolo che cammina con Lui, alla luce del suo Vangelo, rendiamo grazie al Signore per il ministero apostolico di Papa Benedetto XVI e, nella preghiera per la sua anima, gli diciamo grazie per essere stato una luce viva per i credenti e per l’intera umanità”, ha concluso. “La nostra preghiera qui, questa sera, è innanzitutto per il Papa emerito Benedetto sedicesimo, che ha concluso la sue giornata terrena su questa terra”: si apre così il discorso del vescovo Pietro Lagnese che, dall’altare del Duomo di Caserta, ha ricordato il pontefice Ratzinger nella giornata della sua dipartita.

I fedeli si stringono attorno alla figura del monsignore, che durante la celebrazione del Te Deum di fine anno ha rivolto il cuore della comunità dei fedeli casertani verso il predecessore di Papa Francesco. “Siamo grati a Dio per la sua testimonianza di vita – continua il vescovo, rivolgendosi ai presenti nella cattedrale – e per il suo altissimo magistero e lo affidiamo al Padre della misericordia. E’ stato lui ad avermi eletto vescovo – condivide il ricordo del pontefice, con Cronache, il vescovo Lagnese alla fine della celebrazione – C’è molto dolore per la triste dipartita di Papa Benedetto. Siamo anche però nella Pace, accompagnati dalla presenza confortante di Dio: ringraziamo il Signore di avercelo donato. E’ stato un Papa che ci ha offerto un magistero altissimo e luminosissimo”. Un modo di vivere, quello di Benedetto XVI, che ha lasciato dietro di sé la memoria di un uomo la cui profondità affondava nella fede. “Una persona che incarnava in se stessa la testimonianza della fede, un autentico ‘uomo di Dio’ – continua il monsignore – Non soltanto durante il periodo del suo pontificato. Anche in questi dieci, lunghi anni di silenzio. Un periodo che lui ha vissuto lontano dai riflettori, nella volontaria clausura vissuti in meditazione e preghiera. Siamo grati al Signore per il percorso che abbiamo potuto fare accanto a lui – conclude il vescovo Lagnese – e del tempo che Papa Benedetto ci ha potuto dedicare su questa terra. Siamo certi che ora si trova in alto, contemplando nel cielo il volto del Padre”.

La rinuncia uno choc per la Chiesa e il mondo. “Non se n’è mai pentito”

“Carissimi fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Con queste parole pronunciate in latino l’11 febbraio 2013, durante il Concistoro per la canonizzazione, tra gli altri, dei Martiri di Otranto, Papa Benedetto XVI segnò uno spartiacque nella storia della Chiesa. La sua rinuncia alla cattedra di Pietro, arrivata 6 secoli dopo l’ultimo precedente, ha letteralmente sconvolto il mondo. “Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”, aggiunse il Pontefice tedesco. L’età avanzata fu la motivazione principale della decisione del Pontefice che il 28 febbraio alle ore 20 lasciò il Vaticano in elicottero con le telecamere di tutto il pianeta a riprendere quegli storici momenti. Una decisione che ha poi portato al conclave che ha eletto come suo successore Papa Francesco, della quale non si è mai pentito. A confermarlo l’uomo che più di ogni altro ha accompagnato il suo percorso terreno fino all’ultimo giorno: “Le caratteristiche principali del pontificato di Benedetto XVI sono state “la fede come dono del Signore, la fede che non è un peso ma che, tutt’altro, è una gioia e che aiuta a portare il peso della vita quotidiana. Il centro della vita di un cristiano dev’essere nient’altro che il Signore. La rinuncia? Non aveva più la forza fisica e psichica per continuare a fare il Papa, a reggere la barca di San Pietro. Di quella scelta lui non ha mai avuto un momento in cui dopo ha dubitato o ha detto ‘me ne pento’. Tutt’altro”, ha spiegato l’arcivescovo Georg Gaenswein, segretario personale di Joseph Ratzinger, intervistato al Tg1.


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