Venezuela, Maduro contro i leader europei: “Nessuno può darci ultimatum”

Sabato Spagna, Regno Unito, Francia, Olanda e Germania hanno avvertito che riconosceranno Guaido come capo dello stato ad interim

LaPresse / AFP In foto Nicolas Maduro

CARACAS – Il presidente venezuelano Nicolas Maduro respinge al mittente l’ultimatum lanciato da vari leader europei perché convochi nuove elezioni. Mentre l’oppositore Juan Guaido, autoproclamatosi presidente, chiede all’esercito di ribellarsi al governo del successore di Hugo Chavez.

Venezuela, l’appello del papa

Sabato Spagna, Regno Unito, Francia, Olanda e Germania hanno avvertito che riconosceranno Guaido come capo dello stato ad interim. A meno che Maduro convochi il voto entro otto giorni. Voce fuori dal coro quella del partito greco Syriza, a favore di Maduro. Il Papa ha intanto parlato da Panama, dicendo di pregare perché “una soluzione giusta e pacifica sia trovata per superare questa crisi. Rispettando i diritti umani”.

Il presidente attacca i leader dell’Ue

“Dovrebbero ritirare l’ultimatum. Nessuno può darci ultimatum. Il Venezuela non è legato all’Europa, questa è totale insolenza”, ha detto Maduro parlando a Cnn Turk. Stati Uniti, Canada e vari Paesi latinoamericani, che hanno rifiutato di riconoscere l’esito delle elezioni del maggio 2018, hanno appoggiato Guaido. Alzando la pressione su Caracas.

Gli alleati del leader venezuelano

Maduro è invece stato appoggiato da Russia, Siria, Turchia e Cina, nonché dagli alleati storici, Cuba e Bolivia. Nell’intervista, Maduro ha anche accusato gli Usa di aver voluto ordiren colpo di stato contro di lui. “Tutto quel che succede è legato all’America, ci stanno attaccando e pensano che il Venezuela sia il loro giardino”, ha detto, professandosi però “aperto al dialogo”.

L’appello di Guaido all’esercito

Guaido ha lanciato nel frattempo i suoi appelli all’esercito venezuelano, con la promessa di amnistia e di proteste di massa, legate al collasso economico e alla crisi umanitaria. Sinora l’esercito è stato un pilastro del sostegno del governo di sinistra, ma c’è stata una prima diserzione di alto livello: l’attaché militare a Washington, il colonnello José Luis Silva. In un video Silva ha esortato i “fratelli nelle forze armate” a riconoscere Guaido come “unico legittimo presidente” e ha ricordato che la Costituzione non permette di “attaccare la gente”. Circa 29 persone sono state uccise e oltre 350 arrestate, nelle proteste dell’ultima settimana.

Gli Usa puntano il dito contro Maduro

Sabato alla sessione speciale del Consiglio di sicurezza Onu il segretario di Stato Mike Pompeo aveva descritto Maduro come parte di “uno stato mafioso illegittimo” e aveva chiesto alle nazioni di tagliare i legami economici, puntando il dito contro Russia e Cina.

Mosca accusa Washington di interferenza

Mosca ha da parte sua accusato Washington di interferenza e di voler “orchestrare un colpo di stato”, negando che 400 mercenari russi siano nel Paese per proteggere Maduro. Questi aveva ordinato ai diplomatici americani di lasciare il Paese, ma gli Usa avevano detto avrebbero ignorato l’intimazione. Dicendo di non riconoscere Maduro ma anche di ritenerlo responsabile della loro sicurezza.

Il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, ha poi scritto su Twitter che “qualsiasi violenza e intimidazione contro il personale diplomatico americano, il leader democratico del Venezuela Juan Guaido, o l’Assemblea nazionale, rappresenterebbe una grave aggressione allo stato di diritto e troverà risposta significativa”.

(LaPresse/AFP)

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