Vicenza, Greenpeace davanti alla Miteni: “Crimine ambientale in corso”

Manifestazione pacifica contro l'inquinamento

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 16-03-2012 Rome Politics Chamber of Deputies - Green political Party protesting against Environment minister Clini In the picture: Green political Party protesting against Environment minister Clini and his statment on GMO

Roma (LaPresse) – Questa mattina attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione a forma di freccia, indirizzato verso l’ingresso della Miteni, a Trissino, con il messaggio ‘Crimine ambientale in corso’. In contemporanea altri attivisti hanno aperto uno striscione con la scritta ‘Bonifica subito’.

La protesta pacifica è avvenuta poche ore prima dell’inaugurazione di un monumento che si terrà a poca distanza rispetto alla Miteni. Evento a cui dovrebbero partecipare istituzioni cittadine, regionali e rappresentanti del governo nazionale.

Come dimostrano dati recenti di ARPAV, l’inquinamento da PFAS, e il crimine ambientale che ne deriva, è tuttora in corso», dichiara Giuseppe Ungherese. E’ il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Manifestazione pacifica contro l’inquinamento

“Oggi assistiamo addirittura al paradosso in cui è l’azienda, che ha originato uno degli inquinamenti di acqua potabile più vasti d’Europa, a dettare i tempi degli interventi. Mentre le sue casse si svuotano pericolosamente con il rischio di lasciare allo Stato l’incombenza di coprire i futuri costi della bonifica. Oltre al danno la beffa per tutta la popolazione contaminata. È necessario quindi che le autorità locali prendano in mano la situazione. E stabiliscano tempi brevi per la bonifica”, conclude Ungherese.

Secondo Greenpeace, lo stabilimento dell’azienda Miteni presenterebbe numerosi problemi di sicurezza che avrebbero causato la recente dispersione nelle acque di falda di PFAS di nuova generazione, come il GenX e il C6O4. A ciò si aggiunge la grave situazione finanziaria di Miteni. Che ha recentemente avviato le procedure per la richiesta del concordato preventivo. E che pone seri interrogativi sulle reali possibilità dell’azienda di poter far fronte alle future richieste di risarcimento danni.

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