Vino: cresce l’export italiano, boom di aperitivi e prosecco

Italia sempre più patria di vini e spiriti, con il prosecco che traina quasi da solo un intero settore e con gli aperitivi - soprattutto mixati - che segnano una ripresa che va oltre il mero aspetto economico

LaPresse - Mourad Balti Touati

MILANO – Italia sempre più patria di vini e spiriti, con il prosecco che traina quasi da solo un intero settore e con gli aperitivi – soprattutto mixati – che segnano una ripresa che va oltre il mero aspetto economico. Il ritratto del comparto che emerge dai numeri di Federvini e dal suo Osservatorio Economico, realizzato in partnership con Nomisma e Trade Lab, è tutto sommato positivo, anche a dispetto del Covid.

Per il vino infatti, le vendite nel canale off-trade mostrano a fine settembre – secondo dati NielsenIQ – una crescita del 6,1 % rispetto allo stesso periodo 2020, grazie soprattutto al forte impulso dato dagli Spumanti che mettono a segno un + 27,5%, trainati dalle tipologie Charmat secco e Metodo Classico. A farla da padrone è il Prosecco, prodotto amatissimo in Italia e non solo, versatile e che ben si presta a uno dei riti sempre più irrinunciabile, quello dell’aperitivo. Secondo l’Osservatorio Federvini, ben il 75% delle bottiglie Charmat secco venduto nella grande distribuzione è composto proprio dal Prosecco, ideale per un aperitivo casalingo o come passepartout per ogni occasione.

Anche il comparto degli spiriti sta vivendo un ottimo momento con un +8,4% rispetto allo stesso periodo del 2020, con distillati e acquaviti che rappresentano il 44% del totale in valore ma con un ruolo di primissimo piano della grappa. A vincere su tutti è però la categoria degli aperitivi che segna un + 23,8% sul 2020. A trainare le vendite degli aperitivi alcolici è il fenomeno del mixology, che, con la pandemia, non è più solo legato alle occasioni di consumo fuori casa ma è sempre più diffuso anche tra le mura domestiche: a conferma di ciò, ben il 35% dei consumatori italiani preferisce bere a casa spirits in modalità mixata. Prova ne è che nel periodo pandemico, con le difficoltà legate al lockdown, secondo i dati dell’Osservatorio , l’80% degli intervistati ha bevuto cocktails preparati da sé, con la classifica che vede lo spritz come l’aperitivo più amato anche in casa, seguito dal gin tonic, il mojito e il Negroni.

Aperitivo e cocktails però sono per il 75% degli intervistati da bere fuori casa ed è proprio questo il settore che ha registrato numeri impressionanti con le prime riaperture a seguito del lockdown: +156% nel secondo trimestre su primo trimestre e + 106% nel terzo trimestre sul secondo con un vero e proprio boom nel periodo estivo quando, tra giugno e agosto, sono stati consumati 170 milioni di aperitivi fuori casa e 101 milioni di cocktails, oltre 1 milione al giorno. Il momento dell’aperitivo è diventato inoltre uno dei più amati nella seconda estate Covid: il 34% degli Italiani lo ha fatto fuori casa (vs 26% 2020) , per un totale di 2. 170 milioni di aperitivi, +15 mln rispetto al 2020, larga parte consumati da donne.

In generale, i vini italiani godono di buona salute anche all’estero. L’export, sempre per il periodo gennaio-settembre 2021 a confronto con il 2020, vede aumenti del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in Gran Bretagna, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e di ben il 47,2% in Cina. Negli Stati Uniti, in particolare, le esportazioni di vino italiano registrano un tasso di crescita rispetto al livello pre-pandemico (2019) che è oltre il doppio di quello dei vini spagnoli (+6,8%) e oltre il triplo di quello vini francesi (4,7%) che però mantengono lo status di alta qualità. Se infatti l’Italia si conferma inoltre il primo paese esportatore mondiale di vino per volumi, la Francia è però prima per valore delle esportazioni. Le differenze di prezzo tra i vini nostrani e quelli dei cugini transalpini evidenziano una differenza che non rede giustizia all’alta qualità dei prodotti made in Italia. Basti pensare che, mentre i rossi di Bordeaux escono dai confini francesi a 14 euro/litro, quelli piemontesi non vanno oltre i 9,4 euro mentre i toscani non arrivano a 8 euro/litro.

I timori del comparto non sono del tutto scomparsi, anzi. Con la quarta ondata che rischia di rovinare le festività natalizie, momento chiave per il settore, e l’aumento dei costi delle materie prime e dei noli, il rischio di veder tutto vanificato è dietro l’angolo. “Purtroppo assistiamo ad una recrudescenza della pandemia che assieme alle tensioni inflazionistiche sulle materie prime e gli aumenti sui costi di trasporto mettono in serio pericolo la crescita delle nostre aziende nel 2022”, spiega la Presidente di Federvini Micaela Pallini. “A ciò si aggiungono gli attacchi al Made in Italy attraverso l’introduzione di dazi o barriere normative ed inaccettabili aggressioni alle nostre denominazioni. Ragioni per le quali ci aspettiamo supporti concreti dalle nostre istituzioni”.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome