Trentino: sulle tracce del lupo, boom del turismo naturalistico

Chi si arrampica tra le Pale di San Martino di Castrozza e la val Venegia sa che scopre uno degli ambienti più integri di tutto il Trentino. Lo sa bene il lupo che proprio qui, tra le valli di Fiemme e Fassa, ha trovato l'habitat ideale per la riproduzione

AP Photo/Virginia Mayo

TRENTO – Chi si arrampica tra le Pale di San Martino di Castrozza e la val Venegia sa che scopre uno degli ambienti più integri di tutto il Trentino. Lo sa bene il lupo che proprio qui, tra le valli di Fiemme e Fassa, ha trovato l’habitat ideale per la riproduzione. Diciassette i branchi censiti dalla Provincia di Trento. Ma lo sanno ancor meglio gli allevatori che hanno denunciato 134 predazioni, il doppio rispetto all’anno scorso. Convivenza da sempre difficile, quella tra uomo e lupo. Una spinta alla riappacificazione potrebbe però arrivare dal turismo naturalistico. Un vero e proprio boom: i numeri non sono ancora tali da entrare nelle classifiche eppure il sistema dell’accoglienza guarda al ‘fenomeno’, come lo chiamano in quota, con un interesse sempre più crescente. Merito, anche, di Paolo Scarian, da anni sulle tracce del lupo per osservarne comportamenti, mutazioni e abitudini. Un paziente lavoro d’indagine che divulga nella propria pagina Facebook: 1.600 simpatizzanti e una pioggia di like ogni volta che pubblica i video ricavati dalle ototrappole che ha disseminato un po’ ovunque per capire come, quando e dove si muove questo affascinante grande predatore. “Il lupo è tornato in Trentino nel 2015 e ben presto ha colonizzato le valli – racconta a LaPresse Scarian -. Ci ho messo quasi due anni prima di riuscire a vederne uno a occhio nudo. E così ho pensato che c’era bisogno di divulgare, di uscire dai pregiudizi che aleggiano attorno al lupo. Anche perché una volta arrivato il lupo non se ne va, al massimo può cambiare territorio. Ma per un branco che parte ce n’è un altro che arriva. Quando un branco colonizza un’area è fatta: c’è la fila per prenderne possesso. Ecco perché la convivenza bisogna prenderla in considerazione seriamente, magari aiutando gli allevatori a costruire un sistema di protezione”.

E così sono arrivati i ‘cercatori’ di lupi: naturalisti, fotografi, documentaristi ma anche e soprattutto semplici appassionati della fauna alpina. Un movimento in continua espansione che ha indotto il Muse, il Museo delle scienze di Trento, a scrivere una guida scientifica sul lupo mettendo al bando le fake news. “La coesistenza con il lupo è una sfida, un obiettivo ambizioso e fondamentale, innovativo nella storia del nostro millenario rapporto con la specie – spiega a LaPresse Laura Scillitani del programma ‘Life WolfAlps Eu’ del Muse -. Il lupo è una specie carismatica, piena di quella simbologia capace di scatenare sentimenti contrastanti ed estremi. Il rapporto di amore-odio va ben oltre le necessità di gestire la specie e porta a prendere posizioni diverse. Da qui il fatto che il lupo continua ad essere appetibile per le fake news. Il lupo non lascia indifferenti, attira i click e i commenti più svariati della rete. La disinformazione però non porta a nulla di buono: né se l’animale è demonizzato tantomeno se la narrazione viene alleggerita. Tra la bestia demoniaca e il peluche c’è infatti l’animale reale, il lupo. E’ con quello, con il predatore naturale, che effettivamente dobbiamo provare a coesistere. Conoscerli è un buon inizio”.

(Luca Borghi – LaPresse)

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