Violenze dal parroco nel Casertano, la lettera della bimba

“Vorrei morire per non vedere più nulla”: le parole choc della 11enne che racconta quanto subìto, ha incastrato il prete con un video

“Vorrei morire per non vedere più nulla, per andarmene e non sentire nessuno. Mi sento più sola che mai perché nessuno mi potrà mai capire. Io con le lacrime potrei creare un mare”. E’ solo un passaggio della lettera che una bambina ha scritto in cui racconta la violenza sessuale che avrebbe subito da don Michele Mottola, il parroco di Trentola Ducenta sospeso dalla Diocesi di Aversa lo scorso 24 maggio. L’altro ieri sera la madre e la sorella della vittima delle attenzioni del parroco hanno raccontato la terribile esperienza della ragazzina a “Le Iene”. Il parroco frequentava la casa dei suoi genitori e la riempiva di attenzioni e regali. La ragazzina sarebbe riuscita a documentare attraverso il suo telefonino quegli incontri e quelle richieste particolari, fornendo una prova di quanto accaduto. Le violenze si sarebbero protratte fino allo scorso febbraio. “Ti devi proprio sentire morire dentro per mettere il telefonino in tasca e non avere paura che lui se ne potesse accorgere e magari le potesse anche fare qualcosa. E invece lei non ha avuto paura ed è andata fino in fondo perché non ce la faceva più”, ha affermato la sorella della bimba alla Iena Nina Palmieri. “Mia figlia è stata più furba di lui, è stata brava eh? Bravissima, orgogliosa di mia figlia”, racconta con gli occhi lucidi la mamma della bambina abusata. “È stato a cena a casa nostra, a capotavola al posto di mio marito, pensavamo sai è una brava persona, era diciamo come un amico”, racconta la mamma di Marina. “A volte fissava il vuoto come se volesse sfogare la sua rabbia ma non ci riuscisse”. Inizia ad essere al centro delle attenzioni di don Michele e prova a confidarsi con due amici parrocchiani, che però non le credono. La piccola a un certo punto arriva a scrivere dei bigliettini di aiuto: “Ma quello che facciamo io e Don Michele si chiama sesso”? “Io ti terrei dalla mattina alla sera qua se tua mamma fosse più consenziente”, le dice don Michele, che aggiunge: “Lo sai che ti voglio bene, vuoi un bacino?” La bimba cerca di fermarlo ma lui la rassicura: “Ma guarda che non c’è nessuno. Hai paura? Abbracciami, baciami”. Qualche giorno dopo la piccola torna nell’appartamento del prete, proprio sopra la parrocchia. E continua a registrare. Nell’audio si possono sentire sospiri, silenzi, rotti improvvisamente dal lamento della bambina, che dice “basta, basta”. A un certo punto Don Michele le dice: “Prendi questa per asciugarti”.

Le indagini della Procura

Una corposa informativa quella della polizia sul caso di don Michele Mottola, in mano alla Procura. Si procede per violenza sessuale ma il prelato formalmente non è indagato. Forse già nei prossimi giorni però sul caso potrebbero esserci clamorosi sviluppi. Ad occuparsi del caso è la Procura di Napoli Nord sulla scorta dell’informativa a suo tempo trasmessa dalla polizia del Commissariato di Aversa coordinato dal primo dirigente Vincenzo Gallozzi. “Sono stato sospeso dalla Diocesi per via di queste zizzanie” ha risposto don Michele all’inviata delle Iene che lo ha intervistato in strada. E, in un altro passaggio delle dichiarazioni del prete: “C’è un’altra regia dietro tutto questo”. Fu una segnalazione dei fedeli per abusi su di una persone minore di età a determinare la decisione della Diocesi di sospendere don Michele Mottola. “A seguito della segnalazione pervenuta alla Diocesi di Aversa, in data 24 maggio scorso, da parte di alcuni fedeli della Parrocchia ‘San Giorgio Martire a Ducenta” è stato momentaneamente rimosso dalla sua posizione. La segnalazione “attribuiva al parroco della stessa chiesa, il sacerdote Michele Mottola, atti configurabili come abuso su una persona di minore età” si leggeva nella nota della Diocesi di Aversa. In particolare la Diocesi, in una nota, ha specificato come “a seguito della segnalazione e dell’immediata sospensione del sacerdote la Diocesi ha fornito ai familiari della minore la propria collaborazione affinché fosse sporta anche regolare denuncia alle autorità giudiziarie. Attualmente al sacerdote non è permesso celebrare pubblicamente o avere contatto di tipo pastorale con nessun gruppo di fedeli; che sono in atto i procedimenti giudiziari sia canonico che civile presso i rispettivi tribunali”.

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