Vivendi, ok dai soci alla scissione di Universal Music Group: verso la quotazione ad Amsterdam

Il semaforo verde è arrivato dalla assemblea chiamata a votare, tra gli altri punti all'ordine del giorno, proprio la distribuzione ai soci del 60% di Universal Music Group, che produce anche Lady Gaga

MILANO – Il gruppo mediatico Vivendi incassa l’ok dagli azionisti per lo spin-off di Universal Music Group (Umg), per la distribuzione del suo capitale e per la quotazione ad Amsterdam della major. Il semaforo verde è arrivato dalla assemblea chiamata a votare, tra gli altri punti all’ordine del giorno, proprio la distribuzione ai soci del 60% di Universal Music Group, che produce anche Lady Gaga. Vincent Bolloré, socio al 27% di Vivendi, ne ha appena concluso la vendita del 10% alla Spac di Bill Ackman, Pershing Square Tontine, sulla base di un valore complessivo della società di 35 miliardi di euro. Un altro 20% era stato venduto al colosso cinese Tencent.

L’assemblea

Nell’assemblea il colosso francese dell’entertainment controllato dalla famiglia Bollorè ha dunque resistito al tentativo di spallata da parte dei fondi attivisti Artisan e Bluebell, che si opponevano alla distribuzione ai soci del 60% del capitale di Umg, in quanto fiscalmente considerata una scelta non efficiente per i soci di minoranza, e al buyback sul 50% del capitale, ritenuto mirante a consentire al gruppo Bollorè di mantenere il controllo della media company d’oltralpe senza dover promuovere un’offerta pubblica.

L’assemblea generale degli azionisti di Vivendi – ha informato una nota del gruppo – si è tenuta oggi sotto la presidenza di Yannick Bolloré con il quorum del 68,99% dei soci. Gli azionisti di Vivendi hanno approvato un’offerta pubblica di acquisto di azioni proprie fino al 50% del capitale di Vivendi. Hanno votato per il piano di distribuzione del 60% delle azioni di Umg con un voto a favore record del 99,9%, dimostrando il loro pieno sostegno alla strategia e agli schemi proposti. La quotazione di Umg su Euronext Amsterdam potrebbe svolgersi il 21 settembre. L’assemblea ha inoltre approvato la distribuzione di un dividendo ordinario di 0,60 euro per azione per l’esercizio 2020.

Per il buyback, su cui i proxy advisor avevano dato indicazione di votare contro, servivano due terzi del capitale: ed è passato con il 73% dei voti a favore e il sostegno di Bollorè primo azionista.

La scissione

L’ad Arnaud de Puyfontaine ha spiegato ai soci che la scissione ha tre obiettivi: “Liberare Vivendi dallo sconto di holding, riflettere il reale valore di Umg e dare la scelta agli azionisti se accompagnare Umg nelle suo sviluppo o realizzare il suo valore”. Per il ceo “Vivendi ha dimostrato la sua capacità di mantenere il corso della sua strategia industriale nei media, nei contenuti e nella comunicazione. Il nostro gruppo ha solidi punti di forza, che ci consentono di guardare al futuro con fiducia e ambizione”.

Anche Yannick Bolloré, presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, era presente all’assemblea. “Vivendi – ha detto – è uno dei pochi gruppi al mondo ad essere al crocevia di diverse industrie culturali e creative, combinando attività di creazione, produzione e distribuzione”.

Gli obiettivi

Con lo spin-off della società statunitense, che rappresenta una delle maggiori etichette discografiche al mondo, per Vivendi, anche se si è impegnata a restare azionista con il 10% e il gruppo Bollorè avrà il 18%, le cose cambiano. Perché Universal dà gran parte del fatturato e della redditività. Il principale asset del gruppo, nel post spin off, sarà Canal+, l’agenzia Havas, la casa editrice Editis, Prisma Media e Gameloft. Oltre alle quote in Tim (23,75%) e in Lagardere (26,7%).

“In Telecom Italia siamo i primi azionisti e siamo mobilitati per assicurare il pieno successo dei suoi futuri sviluppi e per realizzare collaborazioni che vadano a vantaggio di entrambi i gruppi”, è stata la sottolineatura di de Puyfontaine, che in assemblea ha anche fatto riferimento alla pace di maggio scorso con Mediaset e Fininvest, che ha stoppato i contenziosi legali tra le due compagnie.

E proprio il giorno dopo quella di Vivendi, mercoledì, ma in una situazione finalmente pacificata, va in scena quella di Mediaset, di cui i francesi detengono direttamente e indirettamente il 29%.

(AWE/LaPresse)

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