Xylella, l’Efsa ammette: “Non c’è una cura definitiva, è una minaccia per tutta l’Ue”

Un rapporto che suona come una sconfitta perché, continuano gli esperti europei, la lotta contro il batterio killer è resa ancor più difficile dal "ritardo con cui si manifestano i sintomi"

Lo Debole/Bianchi

BRUXELLES – Sono passati circa sei anni da quando si è scoperto che ad uccidere gli ulivi nella zona intorno a Gallipoli, nel Salento, era la Xylella fastidiosa, considerata uno dei fitobatteri più pericolosi al mondo, molto è stato fatto da quell’autunno del 2013 per contenere i focolai. Ma l’epidemia ha continuato la sua corsa inesorabile verso nord. Ed ora l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ammette: “Gli esperimenti in laboratorio mostrano che la malattia può essere attenuata temporaneamente in alcune situazioni”. Ma, sottolineano gli scienziati, “non si conosce al momento una cura che possa eliminare il batterio da una pianta malata in natura”.

La lotta contro il batterio killer che preoccupa l’Ue

Un rapporto che suona come una sconfitta perché, continuano gli esperti europei, la lotta contro il batterio killer è resa ancor più difficile dal “ritardo con cui si manifestano i sintomi”. Ancora più allarmante è l’altra conclusione a cui è giunto il team di ricercatori coordinati da Stephen Parnell sulla base di simulazioni elaborate al computer. La Xylella non minaccia solo il sud dell’Europa, come ha sperimentato tristemente la Puglia, ma rappresenta un rischio anche per l’Europa settentrionale dove le temperature diverse potrebbero favorire la Xylella fastidiosa multiplex, una variante di quella contro cui combattono gli agricoltori pugliesi.

Dalla Puglia alla Corsica, la Xylella si propaga

Dai primi focolai in Puglia, secondo un’analisi della Commissione, la Xylella si è diffusa anche in Francia. In particolare sulla costa della Provenza e in Corsica. Ma anche nelle isole Baleari spagnole, nel nord del Portogallo e in un’area limitata della Sassonia in Germania. L’unica soluzione al momento, per l’Autorità europea, è l’applicazione tempestiva delle misure di emergenza decise dalla Commissione europea che hanno dimostrato di poter almeno contenere i focolai. Prevedono il taglio delle piante infette e di quelle suscettibili di infezione in un raggio di 100 metri, e la creazione di zone cuscinetto.

Le preoccupazioni dell’Efsa

“Non bisogna abbassare la guardia – ha commentato Pantaleo Greco, presidente della Federazione nazionale Olivicola di Confagricoltura -. Ha ragione l’Efsa, serve un impegno straordinario di tutti per arginare questo male endemico che ha già pesantemente compromesso l’olivicoltura pugliese. Abbiamo sempre sostenuto che è fondamentale la lotta alla diffusione della malattia, con il controllo costante e la distruzione delle piante contaminate. Nonché di qualunque altro materiale possa essere veicolo di diffusione di organismi nocivi. Le zone cuscinetto vanno ampliate e non ridotte e le eradicazioni vanno praticate entro al massimo 30 giorni dalla scoperta dell’albero infetto”.

Gli agricoltori hanno tentato di combattere il batterio con metodi naturali

Gli agricoltori e i ricercatori pugliesi hanno tentato anche metodi naturali come l’innesto di diverse specie di ulivo per aumentare la resistenza delle piante all’epidemia. Solo un anno fa, tuttavia, le autorità italiane hanno subito l’accusa di lassismo. E di forti ritardi nell’applicazione delle norme europee per l’eradicazione della Xylella fastidiosa. E proprio per il mancato rispetto delle norme europee e per non aver arrestato la malattia, a maggio dello scorso anno Bruxelles ha deciso di portare l’Italia davanti alla Corte di Giustizia europea. La procedura di infrazione è ancora in corso.

(LaPresse/di Margherita Sforza)

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