Roma, blitz antidroga nell’operazione ‘amico mio’: 6 arresti

La banda aveva costruito un mobile che occultava stupefacenti ed armi

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Roma (LaPresse) – La sezione antidroga della squadra mobile di Roma ha smantellato un gruppo criminale dedito al traffico di stupefacenti operante nella capitale. Dando esecuzione a 6 provvedimenti restrittivi di custodia cautelare in carcere nell’operazione chiamata “amico mio”. Le indagini hanno confermato l’operatività del gruppo sul territorio capitolino. Con particolare riguardo ai quartieri di Ponte di Nona, Centocelle, Prenestino, Valle Martella e nella zona di San Cesareo alle porte di Roma.

L’indagine ha interessato il periodo compreso tra giugno 2016 e il mese di gennaio 2017. Ha consentito di raccogliere chiari elementi probatori a carico dell’organizzazione criminale.

Al vertice del sodalizio si colloca Claudio De Witt, noto appartenente alla criminalità romana. La denominazione Amico mio data all’indagine, trae origine dal modo di salutarsi che lo stesso De Witt aveva con i suoi interlocutori. Con loro si rivolgeva eseguendo un fischio caratteristico seguito dalla frase “amico mio”. Agli ordini di De Witt, secondo gli investigatori, vi sarebbero stati Simone Pizzone e Francesco Zingaro. Erano attivi per le consegne ai vari clienti, la riscossione del denaro e la custodia delle armi.

La banda aveva costruito un mobile che occultava stupefacenti ed armi

De Witt si era anche fatto commissionare la costruzione di un mobile. Vera opera di ingegneria in quanto consentiva di occultare stupefacenti ed armi attraverso un sistema di doppifondi e serrature. Inoltre lo stesso non disdegnava di ricorrere alla forza intimidatrice. Attraverso la minaccia dell’utilizzo delle armi per riscuotere i crediti dai debitori morosi.

De Witt custodiva armi e stupefacenti in diversi punti della zona sud della capitale. Sia all’interno delle abitazioni dei suoi sodali, sia all’interno di box non direttamente riconducibili a lui medesimo.

Armi e stupefacenti sono stati rinvenuti e sequestrati nel corso dell’indagine con il conseguente arresto di due fidati collaboratori di De Witt: Zingaro e Pizzone Simone.

Verso la fine di agosto 2016 è emerso un personaggio, sempre collegato a De Witt, con caratteristiche diverse da tutte le altre sue ‘conoscenze’: Aldo Mencarelli. Già dalle prime telefonate era risultato evidente che il loro rapporto fosse diverso da quello che fino a quel momento De Witt aveva avuto con gli altri soggetti. I due infatti erano a un livello paritario e non di subordinazione l’uno nei confronti dell’altro in un contesto di gestione della compra-vendita di sostanza stupefacente. Anche Mencarelli si avvaleva di una serie di sodali che impiegava nella vendita dello stupefacente e nella riscossione dei proventi. Ed utilizzava un linguaggio criptico per impartire agli stessi direttive nella gestione delle compravendite.

Smantellato un gruppo ben articolato

Nelle comunicazioni telefoniche con il suo braccio destro, affettuosamente chiamato ‘ciccio’, utilizzava il termine ‘ufficio’ per indicare l’abitazione dello stesso Mencarelli. Il termine ‘scrivania’ per indicare la cassetta delle lettere dove si scambiavano, di volta in volta, ora lo stupefacente, ora il denaro. Ed infine il termine ‘assegno’ per indicare lo stupefacente che doveva essere prelevato dalla ‘banca’, abitazione di Mario Ritecchi.

Proprio questo loro modo di comunicare ha portato al sequestro di un ingente quantitativo di droga del tipo cocaina ed eroina. Nonché al sequestro di una pistola con matricola abrasa, il tutto rinvenuto nell’abitazione di Ritecchi, appunto ‘la banca’.

L’attività illecita del sodalizio non aveva risparmiato il quartiere del Tufello, infatti Mencarelli riforniva di eroina il capo piazza di Via Tonale, Piero Bevilacqua.

Nel corso dell’indagine sono stati tratti in arresto in flagranza di reato sette pregiudicati romani e si è proceduto al sequestro di due pistole semiautomatiche, un revolver e di oltre 15 kg di sostanza stupefacente.

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