Egitto, Amnesty: Isolamento prigionieri politici equivale a tortura

/ AFP PHOTO / KHALED DESOUKI

Milano, 7 mag. (LaPresse) – Amnesty International accusa l’Egitto di mantenere prigionieri politici in carcere in isolamento prolungato e di sottoporli a violenze fisiche, affermando che queste pratiche equivalgano a tortura. In un rapporto dal titolo ‘Fare a pezzi l’umanità: l’abuso dell’isolamento nelle carceri egiziane’, Amnesty denuncia che in Egitto “decine di giornalisti, attivisti per i diritti umani e membri dell’opposizione vengono trattenuti per lunghi periodi di tempo in celle d’isolamento, in condizioni terribili. Per anni, sono picchiati, umiliati, limitati nel movimento e ricevono scarse razioni di cibo”. “In Egitto le persone detenute con accuse politicamente motivate sono sottoposte a lunghi periodi d’isolamento, a volte di parecchi anni: una prassi che equivale alla tortura”, scrive Amnesty, raccontando che “l’isolamento significa essere reclusi in cella 24 ore al giorno per settimane, privati di ogni contatto umano e trattati in modo terribile” e spiegando che “la tattica dell’isolamento è usata per costringere i prigionieri a confessare e per punirli per aver protestato per i trattamenti subiti in carcere”.

Il rapporto denuncia che tra le violenze fisiche subite da attivisti, giornalisti e membri dell’opposizione in isolamento, ci sono “pestaggi e il vedersi spingere la testa in contenitori di escrementi umani” e spiega che “la sofferenza fisica e psicologica intenzionalmente inflitta nei loro confronti dà luogo ad attacchi di panico, paranoia, ipersensibilità agli stimoli e difficoltà di concentrazione e di memoria”. “Il diritto internazionale prevede che l’isolamento possa essere usato solo come misura disciplinare estrema, ma le autorità egiziane lo considerano una terribile punizione supplementare per i prigionieri politici e lo applicano in modo spietato e arbitrario per fare a pezzi l’umanità dei detenuti e privarli di ogni speranza in un futuro migliore”, ha dichiarato Najia Bounaim, direttrice delle campagne sull’Africa del Nord di Amnesty International. “Le condizioni delle carceri in Egitto sono state sempre cattive ma la voluta crudeltà di questo trattamento mostra un disprezzo ancora più marcato delle autorità egiziane per i diritti umani e la dignità”, ha commentato Bounaim.

Amnesty International ha documentato i casi di 36 prigionieri detenuti in isolamento prolungato, sei dei quali isolati illegalmente dal mondo esterno sin dal 2013. Ex prigionieri hanno riferito all’organizzazione per i diritti umani di essere stati picchiati a lungo dai secondini e di essere stati confinati in spazi limitati, da soli, per settimane. I detenuti in isolamento non ricevono cibo e acqua sufficienti, i servizi igienico-sanitari sono inadeguati così come le strutture su cui dormire. Ex prigionieri che hanno trascorso lunghi periodi di tempo in isolamento hanno raccontato che quest’esperienza ha avuto un effetto psicologicamente devastante: quando venivano trasferiti nelle celle comuni soffrivano di depressione e insonnia e non volevano socializzare né parlare con gli altri detenuti. Tra le persone colpite con l’isolamento vi sono esponenti di un’ampia gamma di partiti e movimenti di opposizione, tra cui la Fratellanza musulmana e il Movimento giovanile del 6 aprile. Tutti i casi di cui si è occupata Amnesty International presentano tratti comuni: isolamento per oltre 22 ore al giorno, 30 o 60 minuti al massimo di esercizio fisico, divieto di contatti con altri prigionieri, divieto di visite regolari da parte dei familiari (un detenuto non vede i familiari dall’ottobre 2016), mancanza d’informazioni su quando terminerà l’isolamento e dunque nessuna speranza sulla sua sospensione. L’isolamento è anche usato come misura disciplinare nei confronti dei prigionieri che protestano per i maltrattamenti subiti o di quelli dei quali sono state intercettate lettere che denunciavano le pessime condizioni di detenzione, riferisce ancora Amnesty, aggiungendo che talvolta l’isolamento ha l’obiettivo di spingere i detenuti a confessare reati mai commessi. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, gruppi di prigionieri sono stati posti in isolamento solo a causa del loro passato attivismo. “I direttori delle prigioni egiziane usano illegalmente l’isolamento come metodo per stroncare il dissenso o punire qualsiasi presunta infrazione da parte dei prigionieri, molti dei quali è bene ricordare che sono detenuti per false accuse“, ha precisato Bounaim. “Giornalisti, attivisti per diritti umani e membri dell’opposizione non solo sono presi di mira per aver pacificamente espresso le loro opinioni nel mondo esterno; la loro persecuzione prosegue anche dietro le sbarre”, ha sintetizzato Bounaim.

Tra marzo 2017 e aprile 2018 Amnesty International ha condotto 91 interviste con nove ex prigionieri e coi familiari di 27 persone ancora detenute. Data la gravità delle sue conclusioni, il 16 aprile Amnesty International ha sottoposto alle autorità egiziane un memorandum contenente una sintesi dei contenuti delle sue ricerche. Il 3 maggio il governo egiziano ha risposto al rapporto con 14 pagine in cui le autorità del Cairo negano il massiccio ricorso all’isolamento prolungato, ricorrendo a quella che Amnesty definisce “un’artificiosa distinzione tra l’isolamento e le celle individuali”. “La profonda indifferenza mostrata per la sofferenza psicologica che l’isolamento prolungato produce nei confronti di persone già punite col carcere, spesso solo a causa delle loro idee politiche, è la dimostrazione della brutalità che permea molte delle istituzioni egiziane”, ha affermato Bounaim. “Dal 3 marzo 2013, quando l’ex presidente Mohamed Morsi è stato rimpiazzato dall’attuale presidente Abdelfattah al-Sisi, ora al suo secondo mandato, le autorità egiziane hanno arrestato decine di migliaia di persone per accuse motivate politicamente”, conclude Amnesty.

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