Def, Istat: Da aumento Iva -0,1% crescita

Giorgio Alleva
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Roma, 9 mag. (LaPresse) – L’impatto sull’economia italiana della mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, con conseguente aumento dell’Iva, viene “stimato con uno 0,1% di minore incremento della crescita”. Così il presidente Istat Giorgio Alleva rispondendo a una domanda durante l’audizione sul Def davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato riunite a Montecitorio.

“Uno dei principali fattori di rischio evidenziati nel Def riguarda l’impatto sulla crescita dell’inasprirsi delle tensioni commerciali. La dinamica più contenuta degli scambi internazionali influirebbe negativamente sulla crescita complessiva del sistema economico, determinando una diminuzione del Pil di 0,3 punti percentuali rispetto allo scenario base: le esportazioni registrerebbero un rallentamento significativo, diminuendo di 1,1 punti, le importazioni di 0,3 punti”. E’ quanto ha detto il presidente Istat Giorgio Alleva in una memoria consegnata durante l’audizione sul Def davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato riunite a Montecitorio. “Le tendenze più recenti evidenziano una battuta d’arresto per le esportazioni italiane verso gli Usa nei primi tre mesi del 2018 (l’export verso gli USA rappresenta una quota del 9% delle esportazioni nazionali nel 2017). Anche le esportazioni verso la Cina hanno registrato un analogo rallentamento (esse hanno tuttavia un peso inferiore sull’export nazionale, pari al 3%)”, spiega Alleva che sottolinea come “nel 2017, le imprese italiane che esportano negli Stati Uniti sono state quasi 41mila, in costante aumento dal 2010, anno in cui il loro numero era di poco inferiore alle 32mila unità” e dunque “l’eventuale inasprimento delle tensioni commerciali con gli Usa avrà probabilmente un impatto differenziato sulle opportunità di crescita di queste imprese e per il sistema produttivo italiano nel suo complesso, a seconda dei settori e dei prodotti esportati”.

“la sostenibilità del debito pubblico italiano poggia in larga misura sulle riforme pensionistiche introdotte nell’arco degli ultimi decenni, che assicurano una dinamica degli esborsi in complesso gestibile nonostante l’invecchiamento della popolazione. È uno dei punti di forza della finanza pubblica italiana; è opportuno non indebolirlo, anche alla luce del fatto che le proiezioni più aggiornate sono oggi meno favorevoli delle precedenti”.Così Luigi Signorini, vicedirettore generale di Bankitalia, durante l’audizione sul Def davanti alle commissioni speciali di Camera e Senato riunite a Montecitorio.

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