Pd, le due linee di Renzi e Martina: congresso subito o più in là

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse In foto Maurizio Martina

Roma, 14 mag. (LaPresse) –

Meno cinque all’assemblea nazionale del Pd di sabato 19 maggio. Nel partito si continua a discutere su ‘quando’ e ‘se’ dovrà partire il congresso che potrà segnare l’inizio della ‘seconda fase’ dei Democratici.

Sono due le linee all’interno del partito. Maurizio Martina, unico candidato al momento in corsa, punta a essere rieletto per condurre i Dem al congresso “nei tempi giusti”. Tempi che per i renziani coincidono con l’autunno e porterebbero poi a primarie, mentre il reggente preferirebbe posticipare e iniziare con una fase costituente, così come chiesto anche dal ministro Dario Franceschini. Di fatto, nel partito tutti sono per il congresso, ma c’è modo e modo di farlo. La proposta di Martina di un lavoro costituente e preparatorio – spiegano fonti vicine al reggente – ha il vantaggio di non fare una “conta esasperata soltanto di tessere e schieramenti, senza un percorso partecipato sulle idee”. Se si ha cuore il bene del Pd – è il ragionamento -questa volta bisogna mettere prima le idee dei nomi.

Dall’altra parte ci sono i renziani, in gran parte orientati sul congresso subito: un modo per contarsi e arrivare prima a una guida capace di portare il partito alle sfide del prossimo anno, in cima alle quali ci sono le elezioni europee con annessa formazione delle liste. Sui circa mille delegati dell’assemblea, i renziani stimano di essere il 67%.

E sul fatto che possa essere Matteo Orfini, in quanto presidente, a condurre il partito fino al congresso – assieme alla commissione congressuale – come sostiene l’area dell’ex segretario, è nata una piccola polemica con altri esponenti più vicini al reggente secondo i quali lo Statuto non lo prevede. Ribatte Franco Vazio: “Secondo l’art. 5 dello Statuto al comma 2, ‘quando ricorrono i casi di scioglimento anticipato dell’Assemblea il Presidente dell’Assemblea nazionale indice l’elezione entro i quattro mesi successivi’. “D’altronde – si chiede il deputato -, se il Presidente non mantenesse queste prerogative e fosse anche lui travolto dallo scioglimento dell’Assemblea, come farebbe a convocare il congresso per l’elezione del nuovo segretario?”.

Non è ancora noto il nome del candidato renziano alle eventuali primarie, l’ex premier ha però chiarito che non correrà. Se Debora Serracchiani è esclusa dall’entourage dell’ex premier, anche su Matteo Richetti c’è qualche perplessità. E Graziano Delrio, quando gli si chiede di un suo ruolo futuro in tal senso, nega solennemente. Restano quindi i nomi già usciti più volte di Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato, ma di fatto la partita è aperta.

Se Martina da un lato assicura “nessuna sudditanza psicologica” nei confronti di Renzi, dall’altro sostiene che “Matteo è una delle personalità di primo piano del Pd”, e il suo impegno consiste nel cercare “punti di equilibrio e per capire le ragioni di tutti”. Intanto però sarà il ‘senatore semplice’ di Impruneta ad aprire con la sua relazione la direzione di sabato , nella quale Renzi ufficializzerà le sue dimissioni. E, in mezzo allo stallo di governo, il reggente avverte il partito: “Se qualcuno pensa che si possa costruire l’alternativa a Lega e M5S con Berlusconi lo dica. Per me no. Per me la sfida è costruire un nuovo centrosinistra alternativo a tutte le destre. Senza tornare al passato. Un centrosinistra moderno e aperto che non sia un’operazione di ingegneria politica. Accettare la logica che si debba superare la distinzione tra destra e sinistra sarebbe un cedimento clamoroso, oltre che un grave errore”. La sfida è iniziata.

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