Migranti, ‘Lampedusa way’ apre il premio giornalistico Cristiana Matano

Comincia oggi la terza edizione che ricorda la giornalista scomparsa l'8 luglio del 2015

PALERMO (LaPresse) – Comincia oggi a Lampedusa la terza edizione di ‘Lampedus’amore’. Il Premio giornalistico internazionale dedicato alla giornalista Cristiana Matano, scomparsa proprio l’8 luglio del 2015. Per ricordarla è nata l’associazione onlus ‘OcchiBlu’ che ogni anno organizza nell’isola delle Pelagie, dove Cristiana ha scelto di riposare, il Premio. Legandolo a momenti di teatro, musica, sport, giornalismo e spettacolo sul tema dell’accoglienza e della cultura.

Lampedusa way aprirà il premio internazionale dedicato alla giornalista Cristiana Matano

aprirà Domani (ore 21), in piazza Castello, la cerimonia d’apertura, presentata da Marina Turco, cui seguirà (ore 21.30) lo spettacolo teatrale ‘Lampedusa Way’ di Lina Prosa, terza parte della ‘Trilogia del naufragio’. Di cui sono protagonisti Mahama e Saif: i due migranti raggiungono l’isola siciliana alla ricerca dei profughi Shauba e Mohamed. Lei tragicamente morta in mare in ‘Beach’ e lui tra le nevi alpine in ‘Snow’. Interpreti Maddalena Crippa e Graziano Piazza, realizzazione in collaborazione con il Teatro Biondo di Palermo e l’Associazione Arlenika. Continua così il racconto del dramma moderno dei migranti. Portando in scena le voci stesse di chi vive quotidianamente la tragedia che si consuma sulle coste siciliane.

Uno spettacolo attuale che porta in scena le voci dei migranti

Spiega Lina Prosa: “I protagonisti Mahama e Saif, più volte evocati nelle due tappe precedenti ma mai comparsi in scena, approdano nell’isola siciliana.
Sono gli zii di Shauba e Mohamed e vogliono conoscere il destino dei loro congiunti. Ma il personaggio segreto e misterioso che dovrebbe informarli non arriverà mai. Pur se ne avvertiamo forte in scena la presenza e il condizionamento, un po’ un Godot dei nostri giorni. Nel frattempo scadranno i 15 giorni previsti dal permesso di soggiorno. Mahama e Saif decideranno volontariamente di non tornare in Africa e di diventare dei clandestini”.

“Un grido di dolore rispetto a quanto sta accadendo”

“Capiamo così quanto la clandestinità sia uno stato di necessità di chi è in pericolo e di chi avverte forte il desiderio di andare oltre, di superare i confini della luce. In questo momento in cui i temi della migrazione tornano prepotentemente alla ribalta in modo abominevole, portare a Lampedusa ‘Lampedusa way’ mi sembra un segno del destino. Credo che questa trilogia non sia solo teatro ma abbia trasformato il teatro in un grido di dolore rispetto a quanto sta accadendo”. ‘Lampedus’amore’ si concluderà il 10 luglio.

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