Roma, 3 arresti per il tentato omicidio e la rapina: anche l’esponente di un clan

La testimonianza dell'episodio della rapina

Milano (LaPresse) – Tre ordinanze di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio e rapina sono state notificate dalla Polizia di Stato a Roma. Tra gli arrestati anche un noto esponente di un clan criminale.

Ieri mattina, gli agenti della Polizia di Stato del commissariato Romanina così come disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno dato esecuzione a 3 ordinanze di applicazione di misure cautelari personali per le ipotesi di reato di tentato omicidio e rapina, in concorso, a carico di: C. F. detto “Massimo” del 1976, con precedenti di polizia per delitti contro il patrimonio e la persona; C. G. detto “Pippo” del 1999, con precedenti di polizia per delitti contro il patrimonio, figlio di C. F. ed un bosniaco R.S. del 1987, con precedenti di polizia per delitti contro la persona ed il patrimonio.

L’attività investigativa ha avuto inizio a seguito di una violenta aggressione avvenuta nel novembre 2017 in via Fratelli Marchetti Longhi. Nei confronti di un cittadino nigeriano che, dopo essere stato rapinato dei propri effetti personali e colpito al torace con numerosi fendenti, erano stati trasportato, in codice rosso, al Policlinico “Casilino” e ricoverato in prognosi riservata.

La testimonianza dell’episodio della rapina

Nonostante la gravità delle ferite, la vittima è riuscita a raccontare ai poliziotti la dinamica di quanto accaduto. Nella tarda mattinata del 24 novembre scorso aveva visto C. F. e suo figlio C.G. insieme a R. S., intenti ad impossessarsi di effetti personali e capi di abbigliamento (40 paia di scarpe) che poi sono stati venduti nei mercatini rionali. Prelevandoli da un furgone adibito a “magazzino”, parcheggiato all’interno del cortile dell’abitazione di via Fratelli Marchetti Longhi. A quel punto la vittima, dopo aver sfilato le chiavi del mezzo per impedirgli di allontanarsi, ha chiesto spiegazioni su tale attività. Ma è stato percosso da C. G. che cercava di riprendersi le chiavi del mezzo. E poi colpito con fendenti da C.F., presumibilmente con un cacciavite.

Le successive indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati contro il patrimonio, hanno consentito agli investigatori di ricostruire dettagliatamente l’intera vicenda attraverso le dichiarazioni della vittima e dei testimoni, dalle quali emergeva una chiara condotta criminale, continuata nel tempo, soprattutto da parte di C.F. e da suo figlio C.G.

Clima di tensione tra i diversi inquilini di un edificio pieno di affiliati

Dalle testimonianze inoltre, è emerso un clima di forte tensione tra gli “inquilini” (10 famiglie) dei monolocali di proprietà di una famiglia appartenente ad un noto clan criminale, costruiti all’interno del cortile sito in via F. Marchetti Longhi ed i proprietari, in quanto la volontà dei primi ad avere un regolare contratto d’affitto, si è scontrata con quella dei secondi che, operando in spregio a tutte le normative, quando è stato richiesto loro di formalizzare il contratto di locazione con regolare atto scritto, hanno fatto valere, ogni qual volta ce ne fosse stato bisogno, la forza del gruppo.

In un’occasione, C.F. ha cambiato arbitrariamente la serratura di un immobile affittato, sottraendo, con la violenza, effetti personali (televisori, vestiti, scarpe, piccoli oggetti in oro) a titolo di “risarcimento” per asseriti mancati introiti d’affitto arbitrariamente aumentato, giungendo persino, in un’altra occasione, a togliere gli infissi (porta e finestre) ad un monolocale per renderlo inutilizzabile.

Al termine delle operazioni di rito, C. G. e R. S. sono stati associati presso il carcere “Regina Coeli” mentre a carico di C. F., il provvedimento restrittivo è stato notificato presso il medesimo Istituto Penitenziario, dove si trova per i medesimi reati.

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