Boeri scuote Palazzo Madama: all’Inps la gestione previdenziale dei senatori

in foto Tito Boeri

Roma – Se l’Inps fosse coinvolto direttamente nella gestione delle pensioni dei parlamentari, si potrebbero “eliminare delle asimmetrie rispetto al cittadini comuni”, su cui peraltro “non interviene” la delibera già approvata alla Camera su spinta dei pentastellati, giudicata comunque positivamente.

Tito Boeri, invitato a riferire sui vitalizi al Consiglio di presidenza del Senato

Il presidente dell’Inps ha cercato di spronare anche la Camera alta ad approvare una norma per “armonizzare” il trattamento previdenziale dei parlamentari con quello dei comuni cittadini. Ad ascoltarlo a Palazzo Madama, per oltre tre ore, c’era anche anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati Alberti.

Contributi figurativi e l’età anagrafica, principali asimmetrie da appianare 

Per un deputato o un senatore “la contribuzione figurativa a carico del datore di lavoro viene accreditata da Inps per i periodi di permanenza in Parlamento, a condizione che il parlamentare versi la quota contributiva a suo carico”, ha ricordato il presidente dell’Inps.

Questa situazione “consente ai parlamentari di continuare a contribuire (o meglio, di farsi riconoscere i contributi) per la propria futura pensione anche se di fatto in quel periodo non svolgono la loro normale attività lavorativa, in quanto impegnati in Parlamento (dove versano contributi ai fini di maturare il vitalizio)”.

Per i cittadini, dal 2019, necessari almeno 20 anni di contribuzione e 67 anni 

Per quanto riguarda i requisiti anagrafici, Boeri ha evidenziato come quelli dei parlamentari siano più bassi di quelli normali: mentre per tutti i cittadini sono necessari almeno 20 anni di contribuzione e 66 anni e 7 mesi di età (che diventeranno 67 a partire dal 2019), ai parlamentari viene corrisposto il vitalizio a 65 anni di età, a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno cinque anni.

Per i parlamentari il requisito anagrafico si riduce di un anno, fino al limite di 60 anni

Ciò significa che un parlamentare che ha svolto due mandati pieni può percepire il vitalizio a partire da 60 anni.

Sistema insostenibile destinato a gravare su tutti i cittadini

Il presidente dell’Inps, promuovendo la riforma pentastellata a Montecitorio perché sembra “la migliore applicazione possibile, alla luce delle informazioni disponibili“, ha spiegato che storicamente “le regole dei vitalizi sono state introdotte dal Parlamento in regime di autodichia, vale a dire in totale autonomia, senza contemplare una valutazione di giudici esterni”.

La Proposta di Boeri al vaglio della presidente Casellati e degli altri senatori 

La proposta di Boeri, che riceve ovviamente il plauso del senatore pentastellato Sergio Puglia, segretario del Consiglio di presidenza di Palazzo Madama, passerà ora al vaglio della presidente Casellati e degli altri senatori del Consiglio di presidenza, dove gli equilibri sono diversi da quelli di Montecitorio. Non a caso, il commento a caldo del forzista Francesco Giro, anche lui componente del consiglio di presidenza senato, non è stato positivo, e ha bollato la relazione di Boeri come “imbarazzante” e “allucinante”.

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