Migranti, peschereccio ‘madre’ trainava barca: fermati 6 scafisti

Sei componenti l'equipaggio di un peschereccio che rimorchiava un'imbarcazione con 68 migranti sono stati fermati dalla guardia di finanza di Agrigento. Per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina

Foto Andrea Di Grazia/LaPresse

AGRIGENTO (LaPresse) – Migranti, peschereccio ‘madre’ trainava barca: fermati 6 scafisti. Sei componenti l’equipaggio di un peschereccio che rimorchiava un’imbarcazione con 68 migranti sono stati fermati dalla guardia di finanza di Agrigento. Per favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. E’ il risultato di un’indagine condotta dalla squadra mobile di Agrigento. In collaborazione con militari della Brigata della Guardia di Finanza di Lampedusa e coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Sulle nuove strategie escogitate dai trafficanti nel Canale di Sicilia per trasferire i migranti dalle coste del Nord Africa a quelle siciliane.

In particolare, per le provenienze dalla fascia costiera compresa tra il confine libico tunisino. I trafficanti utilizzano grosse barche da pesca in grado di trasportare o trainare una lancia di servizio per agevolare la traversata di gruppi di poche decine di migranti. Che vengono abbandonati fuori dalle acque territoriali italiane a bordo delle imbarcazioni minori. Con le quali raggiungere, generalmente, l’isola di Lampedusa.

Migranti, stesso episodio anche lo scorso 22 novembre

Anche lo scorso 22 novembre, un motopeschereccio libico di base a Zuwara navigava con al traino una barca in legno vuota. Di quelle normalmente utilizzate per distendere le reti, in direzione dell’arcipelago delle Pelagie. Un aereo da ricognizione operante per l’agenzia europea Frontex operante su indicazione della direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell’Interno e successivamente un elicottero della marina militare imbarcato su nave carabiniere, inquadrata nel dispositivo ‘Mare Sicuro’, lo hanno localizzato in mare aperto a circa 50 miglia a sud di Lampedusa. Documentandone fotograficamente l’attività.

Di lì a poco, in un nuovo passaggio del velivolo, il natante di servizio non era più vincolato al peschereccio. Che intanto aveva invertito la rotta. E procedeva carico di persone verso l’isola, distante ormai una quarantina di miglia.

Le operazioni osservate dall’alto

L’osservazione aerea, debitamente comprovata dalle riprese video, dimostrava inequivocabilmente il nesso tra l’episodio migratorio ed il ben più grave reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione illegale. Nave carabiniere della Marina militare si disponeva all’inseguimento del peschereccio impedendone l’ingresso nelle acque territoriali di uno dei Paesi nordafricani.

Non appena i migranti superavano il confine marittimo italiano, gli uomini delle fiamme gialle procedevano con il concorso di un’unità navale della capitaneria di Porto al fermo degli stessi. Che venivano condotti presso il locale hot spot. E avviati alle procedure di identificazione, accoglienza e sottoposti ai rilievi di polizia.

L’imbarcazione è stata condotta nel porto di Lampedusa

Contestualmente, il peschereccio ‘madre’ giunto ormai, a notte inoltrata, a 35 miglia dalle coste libiche, veniva riconosciuto inequivocabilmente. Come quello che poco prima aveva trasportato i migranti. Per questo, il personale del team d’abbordaggio del guardacoste della Guardia di Finanza ne prendeva il controllo.

L’imbarcazione, quindi, veniva condotta nel porto di Lampedusa. Per lo svolgimento dei necessari approfondimenti investigativi.

Giunti all’hot spot di Lampedusa venivano avviate, in piena sinergia, le indagini. Al termine delle quali le sei persone componenti l’equipaggio del peschereccio, di nazionalità egiziana, venivano sottoposte a fermo. Con l’accusa di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione illegale. Il peschereccio veniva sottoposto a sequestro. Mentre per i 68 migranti di provenienza bengalese, egiziana e marocchina, venivano avviate, caso per caso, le pertinenti procedure che condurranno alla loro espulsione o accoglienza.

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