MILANO – C’è il rischio che la metà dei 6 miliardi che il governo erogherà per il reddito di cittadinanza possa “finire nelle tasche di persone che non ne hanno diritto”. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre. Si teme che 3 miliardi di euro vengano devoluti a chi non avrebbe titolo per ricevere il contributo. Per la Cgia, infatti, è possibile “ipotizzare che circa la metà della platea dei teorici destinatari di tale misura potrebbe essere composta da persone che lavorano in maniera irregolare”.
Reddito di cittadinanza, il fattore rischio
Citando l’Istat, la Cgia ricorda che in Italia ci sono poco meno di 3,3 milioni di occupati che svolgono un’attività irregolare. Se da questo numero rimuoviamo i dipendenti che lavorano anche irregolarmente ma non potranno chiedere il reddito e i pensionati che non hanno i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza – pari, in linea di massima, a 1,3 milioni di unità – coloro che svolgendo un’attività irregolare potrebbero, in linea teorica, percepire questa misura sarebbero 2 milioni. Tra i quali casalinghe, formalmente inattivi, studenti ecc. Vale a dire la metà dei potenziali aventi diritto.
Le preoccupazioni della Cgia
La Cgia cita “l’articolo 1 commi 255-258 della legge di Bilancio 2019, il “Fondo per il reddito di cittadinanza” avrà una dotazione per l’anno in corso pari a 7,1 miliardi di euro. A questo importo vanno sottratti 1 miliardo destinato ai Centri per l’impiego e 10 milioni per il funzionamento di Anpal Servizi Spa. Pertanto, ai beneficiari di questo provvedimento saranno erogati poco meno di 6,1 miliardi di euro”.
Il rischio è di incentivare il lavoro in nero
“A causa dell’assenza di dati omogenei relativi al numero di lavoratori in nero presenti in Italia che si trovano anche in stato di deprivazione, non possiamo dimostrare con assoluto rigore statistico questa tesi. Tuttavia – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – vi sono degli elementi che ci fanno temere che buona parte dei percettori del reddito di cittadinanza potrebbe ottenere questo sussidio. Nonostante svolga un’attività lavorativa in nero. Sottraendo illegalmente alle casse dello Stato un’ingente quantità di imposte, tasse e contributi previdenziali. In altre parole, l’amministrazione pubblica, al netto delle misure di contrasto previste, sosterrà con il reddito di cittadinanza un pezzo importante dell’economia non osservata”.
(Lapresse)