Albanese ucciso e murato a Senago. Fermati i 4 presunti responsabili

Omicidio
Foto LaPresse - Stefano Porta

MILANO – C’è una svolta importante nel caso di Astrit Lamaj, pregiudicato albanese ucciso a gennaio scorso a Senago, nel Milanese. L’uomo era stato ammazzato vicino al cimitero di Muggiò e successivamente fatto sparire in un pozzo sotto un muro della dépendance di Villa degli Occhi di lusso, residenza di prestigio locale.

Le indagini sul caso di Senago

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Monza, coordinate dal pubblico ministero Rosario Ferracane, hanno infatti portato al fermo di 4 persone. Per loro le accuse, secondo quanto emesso dalle procure di Monza e Caltanissetta, sono di omicidio e occultamento di cadavere. I provvedimenti in questione sono stati eseguiti nello specifico a Muggiò, provincia di Monza, a Enna e a Genova. Una vera e propria svolta si diceva in quanto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ci sarebbe un caso di lupara bianca dietro la scoperta dei resti dell’albanese, la cui scomparsa era stata denunciata a Genova Bolzaneto dal fratello ben cinque anni fa.

La ricostruzione degli inquirenti

A questo punto il quadro sembrerebbe essere piuttosto chiaro. Lamaj sarebbe infatti stato ucciso a Muggiò, nel Monzese, nei pressi del cimitero locale. E i suoi assassini subito dopo si sarebbero organizzati per far sparire il cadavere nel cantiere di Senago. È bene chiarire, come fatto sapere dagli inquirenti, che in questa circostanza il proprietario risulta totalmente estraneo ai fatti. Una vera e propria esecuzione, dunque, che sarebbe stata ordinata da personaggi di un certo spessore legati alla mafia siciliana. Lamaj sarebbe stato ammazzato per due motivi, uno di carattere sentimentale, l’altro relativo ad una vendetta. Nel primo caso, infatti, si tratterebbe di una punizione a seguito della scelta dell’uomo di interrompere una relazione ed ecco perché nell’indagine è coinvolta anche una donna. Nella seconda circostanza, invece,  l’uomo si sarebbe reso protagonista di un furto di preziosi nell’abitazione ‘sbagliata’, firmando così la sua condanna a morte.

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