Politica e camorra, i Cesaro a processo

Sant'Antimo. Sono imputate 43 persone: in 23 hanno scelto il rito abbreviato

SANT’ANTIMO – Comitato d’affari a Sant’Antimo tra politica, camorra ed imprenditori: in 43 a processo, stralciata la posizione per un imputato. E’ quanto ha stabilito il gup di Napoli nei confronti di 44 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, estorsione, danneggiamento, voto di scambio, tentato omicidio e turbativa d’asta, armi, violenza privata, simulazione di reato, minaccia, ricettazione e corruzione.

Dibattimento per Antimo, Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del senatore di Forza Italia Luigi, accusati di concorso esterno e intestazione fittizia di beni.

Stralciata la posizione di Pasquale Verde, con il giudice che ha accolto l’eccezione procedurale dell’avvocato Mario Angelino. Abbreviato per 17, tra cui l’allora reggente del clan Puca Amodio Ferriero e suo figlio Antonio. Tra gli imputati il boss Pasquale Puca ‘o minorenne, i suoi figli Lorenzo, Luigi e Teresa, i politici di Sant’Antimo Francesco Di Lorenzo, Corrado Chiariello, Nello Cappuccio (un tecnico), gli imprenditori Francesco Di Spirito e Vincenzo D’Aponte e l’allora dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Sant’Antimo Claudio Valentino. Tra le persone a processo diversi esponenti dei clan Puca, Ranucci e Verde.

Sono di Sant’Antimo, Calvizzano, Mugnano, Casandrino, Giugliano, Aversa, Cardito e Casagiove. Tra le vicende contestate la realizzazione del centro commerciale Il Molino e le elezioni comunali a Sant’Antimo del 2017.

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