Riciclaggio per il clan dei Casalesi, 48 arresti

Dentro moglie e cognato del boss Capoluongo. Giro di affari da 55mila euro al giorno

SAN MARCELLINO – Avrebbero prelevato 80 milioni di euro in cinque anni per provvedere al sostentamento delle famiglie dei detenuti del clan dei Casalesi. Associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio della camorra il reato principale contestato nell’inchiesta che ha visto 48 arresti e 63 persone coinvolte. L’operazione è avvenuta tra le province di Napoli, Caserta e Salerno (aree in cui i soggetti risultano domiciliati). A vario titolo, gli indagati devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. I soldi sporchi lavati attraverso sistematiche e ingenti frodi fiscali ammonterebbero a oltre 100 milioni di euro. A gestire il meccanismo, particolarmente sofisticato, basato sull’accumulo di debito nei confronti dell’Erario attraverso una fitta rete di società fittizie che producevano fatture false, erano persone legate alla fazione Zagaria in particolare Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio che è stato scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis. Le indagini hanno consentito di identificare 11 persone, alle quali oggi sono state notificate altrettante custodie cautelari in carcere, che gestivano le società, i conti correnti e coordinavano la rete degli ‘spicciatori’ (52 soggetti di cui 37 destinatari delle misure degli arresti domiciliari e 15 dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), incaricati di eseguire i prelievi di denaro contate in banca o alle Poste per cifre contenute in maniera tale da non far scattare gli ‘allert’ dell’antiriciclaggio. I finanzieri hanno stimato che i prelievi degli “spicciatori” ammontavano a circa 55mila euro al giorno, denaro che poi veniva fatto confluire nelle mani degli organizzatori. Sono state registrati durante le indagini, anche picchi di prelievi da 1,6 milioni al mese, per complessi 80 milioni di euro. Cifre che rendono l’idea dell’esercito di “operai” (coloro che prelevavano i contanti) a disposizione del sistema. Ovviamente l’esercito di “spicciatori”, paragonabili, nell’ambito dello spaccio di droga, ai pusher che vendono stupefacente al dettaglio, percepivano ciascuno la loro remunerazione per i servizi resi. Per accumulare illecitamente i debiti con l’Erario il clan sfruttava un sistema appositamente studiato da “colletti bianchi”: è questa la nuova frontiera del business illegale, adottata dalla camorra ma anche dalle altre organizzazioni malavitose del Paese, che fruttava cospicui guadagni illeciti per il clan dei Casalesi. Milioni e milioni di euro poi destinati ad alimentare, tra l’altro, il welfare della federazione mafiosa casalese. I settori in cui la gigantesca costellazione di imprese fittizie emettevano fatture false per operazioni inesistenti, finalizzate ad accumulare debiti con l’Erario, erano quello degli oli minerali (carburanti) e del legname. Il primo, in particolare, è stato scelto – secondo gli investigatori – in virtù dell’entità dei guadagni che è in grado di generare, milioni di euro, e anche per i strutturali ritardi di accertamento delle frodi che si evidenziano, dopo diversi mesi, in sede di dichiarazione. E nel frattempo, il clan accumulava decine e decine di milioni di euro. Le somme prelevate pari complessivamente a circa 80 milioni di euro nel periodo 2016-2020 (mediamente circa 55.000 euro al giorno) venivano cedute a esponenti del “Clan dei Casalesi”, al fine di provvedere al sostentamento di svariate famiglie di detenuti dello stesso Clan. Parte degli arresttai sono di San Marcellino, Casapesenna, Aversa, Trentola Ducenta, Giugliano e altri comuni delle province di Caserta, Napoli e Salerno. Impegnati nell’esecuzione dell’operazione circa 200 militari della Guardia di Finanza appartenenti al Nucleo speciale Polizia valutaria di Roma e ai Comandi provinciali della Guardia di finanza di Napoli, Caserta e Salerno. A coordinare le indagini dell’operazione Evolution è stata la Dda di Napoli che hanno smantellato un vasto giro di fatture false da 51 società di comodo operanti in diversi settori tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi, imballaggi e pezzi di ricambio per autovetture.

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