BARI – “Poteva essere una tragedia quanto avvenuto all’alba di oggi nel penitenziario di Bari, dove un detenuto di circa 40 anni, con problemi psichiatrici, prima ha rotto le suppellettili presenti nella stanza, poi ha dato fuoco anche al materasso e si è chiuso in bagno sbarrando la porta”. Lo dice il segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria), Federico Pilagatti, in una nota.
“Il fumo ha invaso rapidamente non solo il piano della cella, ma l’intera seconda sezione composta da tre piani. Il dramma è stato evitato grazie al pronto intervento dell’unico addetto della sezione che prontamente ha dato l’allarme facendo confluire sul posto tutti i poliziotti in servizio nel turno di notte, circa una dozzina”, prosegue.
“Alla vista del fumo tutti i detenuti ristretti nella seconda sezione hanno iniziato a gridare e battere le stoviglie sulle inferriate. I poliziotti hanno portato i detenuti (circa 130) all’aperto”, va avanti.
“Perché i detenuti con problemi psichiatrici non vengono ospitati nel centro clinico dove potrebbero essere controllati e seguiti in maniera più adeguata ?”, chiede il segretario nazionale. “E’ mai possibile che per controllare la sicurezza del carcere di Bari nel turno notturno venga impiegata una dozzina di poliziotti? Perché il carcere di Bari che potrebbe ospitare non più di 260 detenuti (capienza regolamentare), ne contiene di 430(+160% contro il 110% a livello nazionale), mentre l’organico della polizia penitenziaria è rimasto lo stesso previsto per gestire i 260 detenuti?”, chiede ancora.
(LaPresse)