NAPOLI – Il caldo torrido non risparmia nemmeno l’alta quota. Poche ore fa è stato registrato il record italiano dello zero termico, oltre i 5mila metri di altitudine. Lo zero termico è il dato meteorologico che indica l’altitudine alla quale la temperatura nella libera atmosfera è di zero gradi Celsius. Ciò significa che al di sopra di tale altitudine la temperatura è generalmente inferiore allo zero. E’ un dato molto importante perché permette di conoscere lo stato di salute dei ghiacciai. Più questo valore è alto più lo stato di salute delle montagne è pessimo, perché neve e ghiacciai sono destinati a sciogliersi sempre più velocemente a causa delle alte temperature che si raggiungono in alta quota.
NUOVO RECORD
In questi giorni di afa incessante e di alta pressione provocata dall’anticiclone nordafricano, si sta registrando un caldo record non solo nelle città e nell’entroterra ma anche in montagna. L’Italia ha infatti toccato un nuovo record dello zero termico, raggiunto alla stazione di radiosondaggio Novara Cameri, in Piemonte, a 5.328 metri. E’ stato superato il record della Svizzera che a Payerne ha registrato lo zero termico a 5.298 metri, il valore più alto dal 1954, quando hanno iniziato le loro misurazioni. Un dato particolarmente allarmante visto che, sulle Alpi, lo zero termico medio in estate è a 3.800 metri e nella terza decade di agosto a 3.500 metri.
L’ALLARME DEL WWF
Per il Wwf il nuovo zero termico è solo l’ultima delle prove dell’emergenza ambientale in atto. Le ondate di calore, come quella che sta colpendo l’Italia e l’arco alpino in questi giorni, sarebbero pressoché impossibili senza il cambiamento climatico. Solo un anno fa c’è stato il drammatico crollo sul ghiacciaio della Marmolada, una tragedia più che annunciata, e che torna a preoccupare alla luce dei nuovo dati record. Secondo le analisi scientifiche, con la media delle temperature degli ultimi anni, i ghiacciai sotto i 3.500 metri sono potrebbero sparire nel giro di 20 o 30 anni. Ci troviamo in un hot spot climatico, siamo esposti a eventi climatici sempre più estremi e ripetuti. Gli scienziati prevedono che in futuro ondate di calore come quelle di quest’anno diventeranno ancora più frequenti e potrebbero verificarsi ogni 2 o 5 anni.
LA CAROVANA DEI GHIACCIAI
Dal domenica scorsa e fino al 10 settembre 2023, girerà le Alpi la Carovana dei ghiacciai, la campagna internazionale promossa da Legambiente e Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (Cgi), che viaggerà lungo i confini dello Stivale in sei tappe tra l’Italia, l’Austria e la Svizzera per accendere i riflettori sul drammatico arretramento dei ghiacciai. Monitoraggi, mobilitazioni, escursioni in quota, arte e musica in ogni tappa, per coltivare la consapevolezza sulla necessità di combattere la crisi climatica. A causa del riscaldamento globale i ghiacciai alpini si stanno riducendo a vista d’occhio. Stando alle ultime stime entro 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3.500 metri di quota saranno scomparsi. Un fenomeno preoccupante che si sta verificando ovunque nel mondo. Il rapido ritirarsi delle fronti glaciali non comporta solo perdita di paesaggi affascinanti e biodiversità ma equivale alla sparizione di importanti riserve di acqua dolce e di fondamentali servizi ecosistemici. Inoltre il permafrost (il terreno perennemente ghiacciato), degradandosi causa instabilità sui versanti con pesanti rischi per le infrastrutture di alta quota. Monitorare e conoscere quanto sta accadendo ai ghiacciai è importante per aumentare la consapevolezza sui drammatici rischi a cui i nostri territori sono esposti a causa dei mutamenti climatici. Lo scopo di Carovana dei ghiacciai è orientare i decisori politici verso scelte lungimiranti e le persone verso stili di vita più sobri. Nella convinzione che lo sviluppo sostenibile sia l’unico possibile. Ad inaugurare il viaggio la tappa al Ghiacciaio del Rutor in Valle d’Aosta, oggi ci si sposterà in Piemonte al Ghiacciaio del Belvedere.
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